Storia di uno che ancora si racconta


Son nato fra gorghi di torrente,
svezzato con latte di salmone
in biberon, ruttato a un carillon
di martìn pescatori e farfalle
che insistente girava e girava...
ma non mi addormentava.

In vetta al monte di fronte
mossi i primi passi; in breve
mi toccò fuggire dalla neve
quando sentii lo Yeti alle spalle
grugnire col suo vorace fiatone…
riuscì solo a ingoiarmi l’impronte.

A bordo d’una zattera il signor Maestrale
m’insegnò a disegnare, scrivere e contare;
le Sirene m’iniziarono all’arte di quel canto
ch’esquipaggiò vascelli or fantasma; pertanto
Capitan Teschio a fine corso mi promosse
sì Corsaro, ma malato d’asma e di pertosse.

Al porto mi prese l’esercito di terra
guarendomi in tempo per la guerra;
la canna del fucile gentile regalava
a chi di lì passava, proiettili di panna…
parean bimbi ch’in allegria chiedean:
"Ciao… vuoi morderci o esser morto?"

I superiori non gradiron la cortesia, perciò
disertai tra cupi boschi e mi fermai a ballare
loschi suoni provenienti da cascate, come tonfi
di pietre stregate, poi cubi per civette sculettanti
dal becco alle piume droga trasudanti; volai con loro,
finii con la testa nel water a casa di quattro innocenti fate.

Sposai la più forte: quella che ho amato,
lasciandola al suo destino: il mio silenzio…
ricordo l’anello stretto al ditino: non il suo,
non a lei il bacio "tuo-per-sempre" suggellato;
niente torta né gigli, ebbi solo sogni d’assenzio
così amaro, che almeno digerii tutto questo.

I nostri figli si seccaron presto
di aspettare in un fazzoletto di carta;
lo piegai ad aeroplano, dal faro
verso il cielo poi lanciato; la sarta
delle nubi tesse i capelli degl’inconcepiti
a farne velo posato su un timido tramonto.

Trovai lavoro nel ramo "stavo-meglio-prima";
mi sfogai con le parole mettendole in rima…
alcune si ribellarono ma io ne tenni conto
e le limai contro muri di neuroni scalfiti
dalla follia; stavan tutte nella prigione
di Poesia, in attesa di interpretazione.

Con le mani nelle tasche vuote
non potei parare il colpo…
caddi salutando il corpo. Com’asceta
leggero ad alte quote salii di stato,
m’aggrappai a una splendida cometa
e polvere dietro essa son diventato.



Parma, 19-29 gennaio 2005

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