Commiato marino

Corpo sott'acqua.
Movimenti pacati
verso il lavico fondo.
Dall'ultimo respiro
tentacolari ricordi.
Evitano il letale vortice
due gamberi, e uno squalo.
Occhi centrifughi
ed elettriche mani,
poi i piedi toccano,
fondono,
mentre dalla fronte
i segni cancella
una pinna di sirena.
Splendente risale,
di propria luce inattaccabile,
una bolla d'aria e sogni,
come se in sè,
radioattiva perla.


Parma 26/27 novembre 2006

Lieve forma di schizofrenia...

Lieve forma di schizofrenia
come seno da cui succhiare avidamente
fino all'ultima goccia, avvelenata,
liberatoria.
Strano liquido dal sapore
che chi non se n'intende
sputa,
per più non scontrarsi con termini
troppo roventi o poco concilianti
con l'istituito equlibrio comune
sotto cui ci si protegge.
Parole che non bastano
a tradurre la sensitività
che acovacciata oggi s'è fatta accarezzare
come gatta-occhi-socchiusi,
da un tenero silenzio
avvolto in guanto di lana,
dietro un vetro crepuscolare
isolante da certi fuochi di dipendenza
soffocanti, accecanti, annichilenti.

(Onore a tutti i martiri caduti
per un estremismo del cuore
e risorti per un miracolo inumano
da un'altra parte, con un altro volto.)

21 novembre 2006

Quando anche la notte...

Quando anche la notte
di farti le carezze smette,
non prenderti a botte
ma inizia a rollarne sette.

Ti sei mai chiesto
cosa distingue un malato
terminale, dal resto?
La consapevolezza che il tempo
non va visto da un solo lato.

Lascia stare,
anche stasera
ho esagerato.


novembre 2006

A spasso per l'intossicata città...

A spasso per l'intossicata città
sin dal primo mattino,
isterica musa,
ninfa dalle vene nere.
Si perde in un mare di veleno.
Inquieto marinaio l'avvista,
la insegue, la chiama.
Fetida brezza contraria,
oleosa nebbia che salendo ingoia.
Quale mai possibile reciprocità?


9 novembre 2006

In piedi sul muro...

In piedi sul muro che divide noi da loro
aspetto di notte, nudo, senza paura,
aspetto la loro artiglieria così precisa
nel non risparmiare nessuno,
aspetto a braccia aperte la loro pretesa
di far tacere il mio urlo di dignità.
Un urlo da far ribollire
il sangue ancora fresco di chi,
con occhi innocenti,
conservava fiori di umanità
nonostante il terrore seminato
in questa terra profumata
poi saccheggiata, violentata, dissacrata.

Mostro senza cuore,
ora che ti sei preso la mia incantevole musa,
prendi anche me,
prendimi e cadrai sempre più in basso,
perchè noi rinasceremo
oltre la carne e le apparenze
per non lasciarti mai il sapore della vittoria,
per non lasciarci seppellire senza storia,
per non lasciare insensato un amore
calpestato quando così bello, ancora
gioiva nella pienezza del suo inizio.
I figli partoriti nei sogni
siano il tuo perenne prurito.

(dedicato alle 18 vittime dell'ennesima strage
in Palestina)
8 novembre 2006

Un poeta


Un poeta vero non fa sul serio, tranne quando scrive, quindi quando ama, oppure odia.
Un poeta vero cammina sui cornicioni dei grattacieli credendo di passeggiare lungo i bagnasciuga degli oceani.
Un poeta vero non parla di se stesso, ma s'immagina di farlo; nel frattempo esagera, fino a dare scandalo.
Un poeta vero deve stare attento a quel che tocca, perchè tutto gli provoca scosse d'elettricità, creatività, estraneità.
Un poeta vero combatte contro la propria natura, inutilmente, così si butta nella mischia a nervi spogli, lasciandosi spolpare.
Un poeta vero ti sa guardare negli occhi, ti sa scivolare con la bocca sulle ginocchia, e stretto fra le cosce, come un cucciolo guaisce.
Un poeta vero può far ridere o piangere con violenza tale, da doversi poi autopunire in camera d'isolamento.
Un poeta vero si impone regole incomprensibili, per fuggire dall'incomunicabilità generale.
Un poeta vero perde la concentrazione al primo battito d'ali, per ritrovarsi al fianco di Dio a discutere di sangue e di donne.
Un poeta vero, di fronte allo specchio, si pietrifica.

novembre 2006

Giratomi...

Giratomi verso la mia piegata e deforme ombra, lei disse:
- Sono in una di quelle giornate in cui la mia pulsione autodistruttrice è più forte di tutto il resto--Non preoccuparti- le risposi -prima che la notte ti espanda, ti avrò già dentro il mio immenso tremante cuore.-
La stessa notte sognai due folletti che dopo aver riso, giocato e volato insieme, si sciolsero; ognuno verso la propria piccola speciale follia.

novembre 2006

Segni

Segni di morsi sul collo, sulle braccia.
Tempo di dare testate contro muri, contro vetri,
almeno qualcosa cederà
lasciando spazio ad altri respiri.

Segni di straniamento dalle ossa alle nuvole.
Non sentire più dolore proprio quando la notte ha più sete di calore.
E’ il freddo che neutralizza i sintomi...
ciò che trema è una foglia di vergogna.

Segni di premure rimbalzate da cuori di gomma.
Sono una piuma rossa bagnata da occhi girati altrove,
e vedermi affondare in una pozzanghera di dimenticanza
e immaginarmi volare lontano da chi non mi ha preso
in pieno stato di grazia.

Segni di niente sulla tua bocca dal riso irresistibile
e quel profumo in cui chi annega dal male si slega.
Maschere di carne su ombre danzanti
non silenzi, strazianti melodie sotto pelle.


Parma, 18-24 ottobre 2006

Stillicidio

Ecco le mie vertebre
da sfilare come anelli
da donarti senza pretendere
giuramenti in cambio.
Ecco le mie costole
come rifugio
sotto cui difenderti strenuamente
dagli attacchi dei malvagi.
Ecco la mia schiena
non come rifiuto,
offesa,
indifferenza,
ma tappeto arabo
su cui posarti
e volare sopra le macerie;
o come amàca
che ti culla fra due cedri,
fino a sognare
di ricostruite città
da antichi popoli,
e le loro mani aprirsi
sul tuo dorso,
massaggiando
fino all’erosione
del cuore,
del tempo.

Scusa se proprio non riesco
a far cessare il fuoco
di questo graffio esploso;
stillicidio rosso sentimento
(...e scusa a me stesso,
per costringermi a nasconderti).


Chiudi gli occhi...

senti come ora
il silenzio
sa di vizio,
fortemente.


Parma, 3 agosto 2006 e 9/10 e 16 giugno 2008

Balistica del desiderio

Se ti tocco
una freccia scocco
e la traccia inseguo
e mai s’avvista il centro.
Sia l’aria stessa
sciata di rosso
come graffio felino,
la preda a cui tendo?
Brivido di pelle
flette il tuo collo
elegante come gambo
di cristallo, e d’avorio
è il sacro calice
rivolante al bordo
sensuale vino evocante
misteri d’un primitivo
impasto di traduzione privo.

Se ti tocco
il ghiaccio rompo
crolla il muro
sale il sangue
vulcano il corpo
niente diventa il senso del peccato
tutto è alchemico in quel gesto.
Io non lo ritiro, non mi ritiro,
né come gambero
né come boomerang.
Se ti tocco
scoppia il varco
fra la terra e il cielo,
miliardi di raggi si aprono...
si fondono in striscia di fiamma
accesa fra le stelle...
il tuo collo.

Parma, 20 e 21 giugno 2006

Tre per te

I.
abbinamento musicale consigliabile:
"Elephant woman" - Blonde Redhead

Vai tu ora
avanti, senza dietro
lanciar certi sguardi
enfatici o spiacenti.
Neutro se nel sonno
ti evito, quando non sogno
incauti carnali angeli
nell’onda bagnarmi i sensi.
Almeno meglio trattengo
sospiri di un bruciore
infuso qui nel foglio
avallante non effuse
mozioni, sì per far muse
ali annegate come battesmi.


Parma, dal 31 maggio al 11 giugno 2006



II.
"Non è di maggio questa impura aria..."
da "Le ceneri di Gramsci" - Pier Paolo Pasolini

Fuori il cielo si tradisce
iaculando d’altre stagioni sprazzi.
Non pur la vita smentisce
ostruzioni che ci costringon pazzi:

acidi insegnanti, casti in apparenza,
linciar di chi studia, la costanza;
medici ostentanti assai importanza,
infiammar dei pazienti, la pazienza...

Dovremmo asciugare all’aria aperta
oppur ovunque, dentro assorbirla:
lei che si offre ed è purezza;
lei, sana spande la sua ebbrezza.

Ombra bianca di cielo: Tu: vita senza velo.


Parma, dal 31 maggio al 10 giugno 2006


III.
abbinamento filmico consigliabile:
"Ferro 3" di Kim Ki Duk

Esili e lente
dita carezzano
intorno lontani
occhi provocanti
astinenza,
ficcata come
fulmine inesauribile
ai limiti dell’illimite
massimo profondo...
al che l’essenziale bisbiglio erompe:
"Trema per te tutto il rigonfio silenzio!"
omettendo balbuzie giustificanti
notti, e maschere,
e cure euforiche
lemosinate a chiome
verdi di basilico
espirante spirito profumato
nelle mani poi imprigionato.
Troppa intensità di spilli
obbligati da un maleficio,
insanguina il cuore
nudo, che folle,
gira sulla punta e...
-Oplà!-, come un balletto
incantato, sospeso
oltre il freno del passo.


Parma, dal 8 al 11 giugno 2006

Solo dal silenzio...


Solo dal silenzio
serietà concepisco.
Vago quando parlo,
oppure infierisco.
Se scrivo, specchio.
Parole nell’orecchio:
farfalle della notte
dalla luna attratte.


Parma, 3 aprile 2006

Vergine dagli occhi infranti...


Vergine dagli occhi infranti
sa di notte
in ogni suo angolo.
Verso il piegato angelo
a raccogliere i resti
dello spirito sparso,
va chiedendo:
"Cosa chiedi domattina al vento?
"Possa sopirsi il vento
e lasciarmi il fiato"
Ma sempre un secondo in più
a esistere continuerà,
e gioia ancora a lei darà
più un fruscio di tenerezza
che le vibrazioni del possesso.


Parma, 5 marzo 2006

Dal cielo alla terra


Notte
Nuvola scura
Stacco di goccia
Freddo solco e luci urbane
Fumante tegola
Pozzanghera specchio in cui scivolare

Ho un occhio passivo
Scavante il secondo
L’altro, in oltre trascende



Parma, 1 dicembre 2005
11/12/13 dicembre 2005

Luce cristallizzata


Un giorno o l’altro
percorro la corrente al contrario...
dal bagnasciuga alla vetta
dalla schiuma al rasoio
dal globulo al midollo
e sentirti abbracciare il prodigio
urlante sotto la polvere.
Eventuali errori son dietro le sbarre
che ci osservano
e tremano del ricurvo artiglio
che un giorno o l’altro
li sbranerà,
come quella volta che lo schermo
s’è disintegrato...
la gomitata data di spalle
del tutto volontaria...
l’occhio sospeso
indipendente,
sopra il vetro,
brillare d’insofferenza.


Parma, 28 novembre 2005
6 dicembre 2005

Foto in grigio e rosso

Dita sottili appese
a ringhiere di balconi.
Da uno di quelli ho fotografato
le nuvole estive più gonfie
finchè m’è esploso anche l’obiettivo,
da qui le mani e
tutte le estremità sparpagliate,
che donne di quartiere
han raccolto,
e con cui ora indicano
ai propri figli la strada
da non seguire,
che disobbedire
è essere consapevoli
di crescere
a prescindere.


Parma, 27 novembre 2005

Più mi vedo...


Più mi vedo
nudo,
rude,
crudele,
più sento
di un bagno fluido
la necessità.
Una vasca di marmo rosa
balsamo al cocco traboccante,
io immerso.

Dai palmi delle mani pendono
stalattiti di ghiaccio.
Stringile,
scaldale,
scioglimi.
Meglio ora,
semmai.
Sensazione del tempo
in punta di iceberg.



Parma, 23 (e 26) novembre 2005.

Invettiva a luci spente


Il mondo, com’è, al rovescio,
che solo Schizoide Anticonformismo
ammorde la colante tetta di Madre Bontà.
Ma Telecamera la Baldracca non s’informa,
il suo fetido culo dall’altro lato mostra:

-Ecco stasera, dai vitrei studi di Traspa-renza,
il programma "Tossica apparenza"!
Cada quel che accada:
sprofonda fino al mento nella poltrona,
renditi decerebre, e hamburger mastica!
Primo ospite: bimbo di plastica!
Moderato Politico si chiama,
mediatico compromesso la sua brama-

Stringergli fra le dita la pulita faccia,
sgonfiarlo come un sacco,
e come merda, giù nel cesso!
Aborto postumo senza traccia,
come preventivo attacco sia
questo gran crimine commesso
a favore dello stato di Anarchia.


Parma, 12 novembre 2005

La catena di S.Montaggio


È questa voglia impellente
di strusciare fra le sue viscide pareti
a farmi perdere il senso cognitivo.
E se con il sangue scrivo,
ho un rapporto più vivo con la carta:
lei sa come assorbire.

Alle 4 del mattino
avvolta da una nube di vapore,
un guanto di gomma e una cuffia per capelli,
m’è apparsa la Madonna dei Fusti.
Peccato non capisse la nostra venerazione
presa com’era dal versare lacrime
di polpa di pomodoro bollente
in placente di plastica,
aspettando arcangeli dalle ali di latta.
Intanto una voce fuori campo aleggiò:
"Ascolta gli altri per imparare a essere te stesso"
così la terra si divise in due:
da un lato gli spiriti mandati dagli dei
dall’altro i desaparecidos.

Aspetta, lascia morire questa sigaretta,
e balzerò su te come vuoi che sia:
da dietro, la pelle bianca della schiena
sottomessa alle mie mani pulsanti
misticismi prefabbricati.

Poi il turno finisce
per innamorarmi di due fotografie
contenenti una bellezza sconosciuta:
la più intoccabile,
la meno corruttibile,
la stessa insaziabile fame.

Gaione(PR), 11 agosto 2005.

Inventando costellazioni

Tre mani e cinque bocche
sotto le stelle cadenti
svariano tra particelle sismiche,
e rimane polvere, polvere di bosco,
polvere di cielo.

"Forse tutto questo è un sentiero per la felicità!"
La frase si ripete da sinistra verso destra
mentre riluce verticalmente in tempo reale
dai trascinati incasinati pensieri a scavare buchi
nei nostri cervelli; tant’è che i disegnini diabolici
nell’angolo del foglio potrebbero prendere vita,
sospinti da un grintoso Nick Cave d’annata
(l’ascolto ci rapisce in un’altra dimensione)

Ma come fai ad andare avanti?
Ma la stella può diventare una benda
per far smettere di sputare sangue a questa ferita?
Come vorrei uscire ora da qui,
e nel giardino urlare tutta l’energia nera
a sovrastare i vostri occhi ingenui come cerbiatti,
ancora incapaci di comprendere tale bellezza
perchè già belli di proprio.

Torno allo strano respiro che mi soffoca l’anima?
O rivivo il momento in cui è nata la Coccojumbo?
Sì, mi piace tornare a sorridere con denti primaverili,
e vedermi prendere il sole fra cinghiali dal pelo dorato
con bicchieri di whiskey indecisi nel farsi riempire,
e la luna che d’improvviso cambia i colori del quadro
a cui ormai ci eravamo abituati
(adesso ci sono più facce nel quadro:
gli alberi soffiano un respiro più pulito e onesto,
le rocce ci fanno la guardia per godere della luna con pace),
e le ombre di culture diverse che si vengono incontro,
gioiose nel rendersi compartecipi,
e la voglia di passare tutta la notte ad annusare la sua pelle,
e il fumo buono che ondeggia tra i ricordi
e il sapere di esistere per sempre.

Li posso quasi toccare adesso questi ideali di speranza
che volano orizzontalmente… così leggeri…
come gocce d’acqua sgorgante dal monte Sannine
creano l’aria che raffredda il calore della mia passione,
per finalmente lasciarmi trasportare senza pretese
da tutti gli orgasmi della natura... la sua bellezza...


scritta insieme a Cadmous
Bergotto(PR) , 28 luglio 2005
(un particolare ringraziamento a Clelia, Valentina, e Yehia)

Requiem lunare


La luna ieri piena, stanotte come bandiera a mezz’asta
attorcigliata alla seconda falange del mio indice,
e non è un gesto d’azzittimento
nei confronti del mondo, che povero,
ha già il suo bel daffare nell’insistere a girare
indifferentemente
(non abituarti mai a ciò che viene urlato come ovvio),
e poi si sa, non puoi incolpare gli altri
se perdi l’anello di diamanti lasciato
sul pavimento del bagno pubblico
o il telefonino usato come se davvero risolvesse
i problemi di comunicazione;
bisognava solo stare più attenti.

No, non è un gesto di sfida
questo dito puntato
contro il divino capro espiatorio,
e nemmeno un inizio di messinscena d’eclissi
per compensare la voglia di creare e assemblare
elementi perfetti, al di là di ciò che si sa veramente fare.
È un momento dedicato alla Bellezza nuda e innocente
-che gentile ringrazia seppur non lo faccia capire-,
un momento di bellezza prima di andare a dormire
impanati nel limbico sogno,
come una bandiera nazionale avvolta
intorno al lutto
dei figli della terra.


Parma, 23/06/2005

Te l'avevo detto di andare piano

Una fila di vespe in marcia a due per tre, con le ali sollevate e bloccate sui tre quarti con inclinazione retroattiva verso il cielo, ma con le zampette ben salde a terra, e il pungiglione piegato sotto il ventre, continuano a fuoriuscire interminabili da una caserma a forma di spacco basso d’una lunga gonna jeans blu sbiadito (l’inquadratura non permette di far conoscere a chi appartiene il resto del corpo).
Queste vespe, dicevo, mi han ronzato una domanda interessante da proporre come titolo per un tema d’esame di maturità tecnica:
"Qual è l’aspetto mortale degli edifici di fine novecento costruiti lungo il litorale ligure di levante? Argomenta la risposta cercando di fare paragoni con l’aspetto mortale di questo quesito".
Alchè le vespe s’involano tutt’assieme, disegnando nell’aria uno schieramento a forma di gessetto consumato, per andare ad abbattersi infine contro la lavagna, scrivendo:
"Una casa, per scoperchiata che possa essere, è sempre più sicura della vostra condizionata istituzionalità!"
Ma nessuno controbatte all’atto d’accusa della Natura contro l’Uomo,
e non per un’improvvisa illuminata condivisione della sentenza,
non per soggezione,
e nemmeno per sentimento d’offesa,
piuttosto per vergognosa sordità impostata da altri e subita senza accenno di reazione;
istituzionali fino al midollo.


Parma, 22 giugno 2005

Sensazione

Sto godendo come gattino appena nato:
fresco fradicio di placenta;
inconsapevolmente strisciante verso il capezzolo bollente della stremata madre;
mugolante nel minuscolo petto come gutturalismo stravoglioso di sesso possessivo,
e una volta avvinghiatosi col musetto al pennone della Moschea rovesciata -che sia ben chiaro, non per questo meno sacra-,
cattura per la prima volta l’ancestrale immane gusto del latte bianco-denso come l’Universo nell’attimo precedente alla massima potenza di energia scagliata ovunque,
e quest’ultima sentirsela vibrare addosso, dentro,
per finalmente godere davvero il ritmo del proprio vegetal respiro.


Parma, 22 giugno 2005

La presa in giro

Figura sottintesa di bimba capovolta
nel sangue allacciato intorno le dita delle mani.
La lingua accelera in curve sgomitanti
a seguire il cartello indicante "Estasi".
Tira ancora un po’ la corda e il discorso diviene liquido
come ammoniaca, pulito e acido, primordiale.
Movimento apparente di quadro astratto
di poesia impaurita che non fa nomi.
La sentenza di colpa scolpita nella pietra
scagliata dal non-peccatore per fregarci tutti.
La bimba dai capelli rossi evidenziati dal sole mattutino
e il sorriso statico attaccato alla presa in giro…

il futuro non ci appartiene
"Vuoi essere il mio primo amore?"
la virtù al di sopra della consapevolezza
"Il primo in ordine di bellezza."
il passato è caduto qualche secondo fa
"Come puoi chiedermi di essere l’unico?"
il possesso non ci sostiene
La bimba desidera farsi desiderare sempre.
Il misticismo dell’incomunicabilità celebrato da negazioni rituali
e lui allo specchio a grattarsi negli occhi il prurito esistenziale.
(non bastasse, il suono della notte frantuma l’anima,
la pioggia infittisce la pienezza assorbente del guscio)

Bimba straneggia strinandosi bocca contro bastone del controllo,
ritratta a strangolare la strampalata carrellata di vocali
con violenza strappata, per non tramutarsi in altro involucro:
più ingombrante, più stregato dal Dio-conformità
(saetta di Zeus buca foglio, ne sgorga azzurrata polvere).
Meraviglia d’acqua piovana che porta via ville patrizie,
e gioventivù dal viso sbavato di gel per parrucchini,
e il dover fare come è stato detto. Insomma, ci vuole acetone
a ettolitri sulle macchie di smalto penetrato fin nelle falde della vita
così imbottita di psicotrucchi da non essere affatto sobria
(fu Venere a cominciare vendendoci rossetti niente male).
Bimba s’accorge dell’odor d'ossido di carbonio, polvere da sparo,
detersivo, e corre a succhiar via veleno dalla giugulare,
poi scintillante, a far capriole nei campi coi fiori,
e nonunque spezzati sian stati i gambi, ancora sussurra
l’irrimediabile di ciò che alle bimbe piace annusare.


aprile 2005

Cacaoverdose

Il frutto della creazione approssimata
come noce di cocco spaccata a metà
da un cupido incazzato per lo stipendio
troppo basso; la noce di cocco
esplosa a mezz’aria e il latte
docciato sulla tua testa;
che ti bagni tutta questo siero
a fecondarti di sentimenti inespressi
trattenuti, atrofizzati, e che ora
finalmente li sentano gridare
a squarciagola fin negli abissi
oceanici; balenottere applaudono e fischiano.
Non è sperma, ma latte di cocco,
al limite saturo di sostanze
iniettate a provocare allucinazioni;
non roba chimica, ma cacaoverdose.

febbraio 2005

Storia di uno che ancora si racconta


Son nato fra gorghi di torrente,
svezzato con latte di salmone
in biberon, ruttato a un carillon
di martìn pescatori e farfalle
che insistente girava e girava...
ma non mi addormentava.

In vetta al monte di fronte
mossi i primi passi; in breve
mi toccò fuggire dalla neve
quando sentii lo Yeti alle spalle
grugnire col suo vorace fiatone…
riuscì solo a ingoiarmi l’impronte.

A bordo d’una zattera il signor Maestrale
m’insegnò a disegnare, scrivere e contare;
le Sirene m’iniziarono all’arte di quel canto
ch’esquipaggiò vascelli or fantasma; pertanto
Capitan Teschio a fine corso mi promosse
sì Corsaro, ma malato d’asma e di pertosse.

Al porto mi prese l’esercito di terra
guarendomi in tempo per la guerra;
la canna del fucile gentile regalava
a chi di lì passava, proiettili di panna…
parean bimbi ch’in allegria chiedean:
"Ciao… vuoi morderci o esser morto?"

I superiori non gradiron la cortesia, perciò
disertai tra cupi boschi e mi fermai a ballare
loschi suoni provenienti da cascate, come tonfi
di pietre stregate, poi cubi per civette sculettanti
dal becco alle piume droga trasudanti; volai con loro,
finii con la testa nel water a casa di quattro innocenti fate.

Sposai la più forte: quella che ho amato,
lasciandola al suo destino: il mio silenzio…
ricordo l’anello stretto al ditino: non il suo,
non a lei il bacio "tuo-per-sempre" suggellato;
niente torta né gigli, ebbi solo sogni d’assenzio
così amaro, che almeno digerii tutto questo.

I nostri figli si seccaron presto
di aspettare in un fazzoletto di carta;
lo piegai ad aeroplano, dal faro
verso il cielo poi lanciato; la sarta
delle nubi tesse i capelli degl’inconcepiti
a farne velo posato su un timido tramonto.

Trovai lavoro nel ramo "stavo-meglio-prima";
mi sfogai con le parole mettendole in rima…
alcune si ribellarono ma io ne tenni conto
e le limai contro muri di neuroni scalfiti
dalla follia; stavan tutte nella prigione
di Poesia, in attesa di interpretazione.

Con le mani nelle tasche vuote
non potei parare il colpo…
caddi salutando il corpo. Com’asceta
leggero ad alte quote salii di stato,
m’aggrappai a una splendida cometa
e polvere dietro essa son diventato.



Parma, 19-29 gennaio 2005

Il misogino mascherato e gli angeli sull'oceano

La paura ch’ha delle donne
vicendevole sta al brezzo lor
ch’han di lui; è nemmeno d’or
la sua mano, che ’sì fosse, a infonne
spasmi carnali fra le gonne,
ben fedeli sarebbero all’amor
ricolmo sia in dote che onor
da ’nvidia a far le amiche. Si confonne
Calimer dal gran cuor gentile:
-Nei sogni son soavi, ma in realtà
le elevo solo a farne stile,
così m’oriento verso verità
schiette d’una visione ostile,
di angeli, certo, ma di povertà!-
All’onda genti scampate, volan su forti ali
per cercar quelle strappate, lungo i litorali.


Parma, 11-13 gennaio 2005

Clelia, me, Valentina, su un biglietto di seconda classe

Dorme Clelia
sulla sedia
e affonda
nel suo torpore
lasciando a noi
questo rumore
di treno veloce
e un’isterica voce
combattente al cellulare
testardo nel non
darle ragione.

Giro a vuoto
nel farmi confusione
allontanando me dalla comunicazione,
da te che vorresti conoscere
la mia idea di bellezza,
e io che ci passo attraverso
e m’inverso, e non cresco.


sul treno Genova – Parma
9 gennaio 2005

dai "Delitti senza castigo"

1.
Il miracolo del coltello volante. (morte di una cantante)

Ancora sospesa la lama che fulminea ti divaricò la gola.
Su se stessa veloce vortica, specchiandosi nella pozza viola
da te sgorgata, ammaliante sirena; d’un tratto s’è spenta
la tua voce: come ai raffreddati la pungente menta,
ci spalancava i polmoni, i sensi… l’audace primavera…
la stagione in cui hai oltrepassato la frontiera.
Li sento gli angeli ammutolire, perché ora ci sei tu
con le tue melodie a lenire le rinnovate ferite di Gesù.

Finalmente puoi cantare solo perchè ne hai voglia
mentre prima sottomessa al loro gretto tornaconto
eri costretta sulla scena per profittare dell’acquisita gloria
e il loro unico complimento, era la promessa di un acconto.
A via di giostrarti, ti han portata all’odio, anche verso chi ti ha amata:
la gente, tua madre, lui e la sua passione che non più ti morde.
Dalla follia ormai convinta di esser stata da tutti usata,
li hai privati allora della tua vibrante vita, strappandoti le corde.

Noceto 16 ottobre 2004
Parma 20 e 21 ottobre 2004


2.
Un regalo inaspettato. (morte di un adulatore)



Quando il suo cuore nell’orecchio mi ha sibilato
delicato e preciso come un soffiatore di Murano
l’ho preso fra le dita e rivolto molto piano…
quei riflessi colorati che splendean da ogni lato…

Imbarazzata, indecisa, fino a fare un passo indietro
che sui piedi m’è cascato, ma stupore, rimase intatto!
Prese a ridersela di gusto, il bastardo, da parer matto,
guardandomi attonita fra me ripetere: "Non è vetro, non è di vetro…"

Inautentico amore: come fiore di carta che profumo
non emana, come carne in scatola di facile consumo,
come preghiera fatta per proclamarsi la coscienza pulita,
come una presa in giro, io che di lui m’ero invaghita

La sua meschina trovata gli rimbombava nel petto, sterile;
e con la rabbia di chi si è svegliata dall’inganno, agile
ho raccolto da terra il dono per trasformarlo nella mia festa
quando scagliandolo con forza, certo non si ruppe, ma la sua bella testa?


Parma, dal 23 al 31 ottobre 2004

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Io che di te m’ero invaghita. (morte di un sogno)

Adulatore(Alessio): Oggi, terzo anniversario del mio decesso, io da te vengo e ti saluto!
Assassina(Noemi): …c…c… ciao… co… cosa fai qui? Pensavo non ci saremmo più rivisti… almeno, non così a breve…
Ad.: Ma sì… ho approfittato di questa giornata in cui tu senza dubbio mi avrai pensato, per tornare, perché lì dove ora abito non c’è da mangiare, e sai, m’è venuta voglia di un bel piatto di pasta asciutta…
As.: Allora non sei venuto a vendicarti?
Ad.: Ma no, figurati… tutto quello che ti chiedo è un buon piatto di pasta… quando mi hai ucciso non mi hai fatto nemmeno iniziare quei saporiti tortelli fumanti che m’aspettavano… certo, qui ho lasciato qualche affetto e degli affarucci che avevo tra le mani… ma che te lo dico a fare? Del resto le ragioni per cui mi hai spaccato la testa le saprai meglio tu…
As.: Cosa? Hai proprio una bella faccia tosta… sapevi che io di te… non ne potevo più… ho perso il controllo…
Ad.: (cerca di abbracciarla, ma lei s’allontana) Tranquilla, tranquilla… non pretendere che ti ringrazi… ma guarda che dove sto, si sta da Dio… per fortuna il mio cuore è riuscito a costruirsi il suo paradiso, ovvero il mio, e a parte qualche piacere di cui ogni tanto sento la mancanza…
As.: Fermati un attimo… vorresti dirmi che il paradiso non è fatto di nuvole, angeli, canti celestiali e tutte quelle cose che da sempre i preti ci hanno detto? E l’inferno… appunto, tu non dovresti essere all’inferno? Cioè, non è che ti ci voglia mandare io che del mio già ce ne ho messo… ma tu hai tradito, hai giocato coi sentimenti degli altri… cazzo, i tuoi peccati li hai commessi, non è possibile che Dio te l’abbia fatta passare così liscia…
Ad.: Dio? Inferno? Non parlare a vanvera di cose che non puoi sapere… voglio dire, è possibile che sia anche come ci hanno insegnato ma solo per chi poi ci ha creduto veramente… e in quel tipo d’inferno fatto di fiamme e diavoli con tanto di forconi che t’infilzano come salsicce… a proposito, comincia a metter su l’acqua, che ho alcune faccende da sbrigare… ti stavo spiegando che in quell’inferno ci va chi prima di morire si è sentito in dovere di essere punito per qualcosa di brutto che non è riuscito a dimenticare, per senso di colpa si è autocondannato…
As.: Mi stai confondendo… vorresti dirmi che ognuno si fa giustizia per conto proprio? Ma questo lo trovo terribilmente ingiusto… cioè, a me sta bene, anche perchè non posso sicuramente ritenermi una santarellina… però… uff, spiega un po’… dai, ti preparo una carbonara, un’arrabbiata, o preferisci una pasta col tonno? Anzi, visto che siamo in tema, vada per due pennette alla diavola…
Ad.: Va bene, fai un po’ quello che preferisci… comunque non è che si tratti proprio di farsi giustizia da sé, è solo una questione di immaginazione… cioè, un induista in base al suo credo non potrà che reincarnarsi in un altro induista, per poi così potersi reincarnare ancora; per un ateo che non crede a niente non esisterà niente; un possibilista una volta morto continuerà a vivere come se non fosse morto, finchè arrivato a una certa età stanco di girare intorno a chissà com’è o come non’è, e quindi vinto dalla paura, comincerà a costruirsi un’aldilà in cui credere , e allora morrà per la seconda volta, definitivamente… non c’è affatto da sottovalutare la potenzialità della mente umana… è un po’ come spedirsi verso il proprio sogno più intenso fatto in vita…
As.: Wow… mmh, io vorrei andare a vivere in un mondo sottomarino con una costante musica soave in sottofondo e… anzi no, la musica dev’essere quella che desidero in quel momento… poi dev’essere abitato da sirene… e perché no, qualche bel sirenetto fustacchione non ci starebbe male… scusa, ma tu come hai fatto a tornare indietro?
Ad.: Forse perché sono entrato in un tuo sogno? Ah ah ah… e se vuoi visto che ci siamo(con occhietto ammiccante)…
As.: Stai zitto… ecco perchè è già pronto in tavola senza che io abbia mosso un dito… mi pareva strano…
Ad.: Ah però non ti basta volere il posto che hai immaginato, devi anche crederci… che è un po’ più difficile… io ho idealizzato il mio Dio sulle figure delle donne più belle desiderate in vita… e ora il loro corpo raccolto in uno solo, mutante in base a chi mi gira per la testa, è diventato il mio regno dei cieli, e come un microbo passeggio e le esploro in lungo e in largo… non ingelosirti, talvolta soggiorno anche su di te(sogghignando )… ouh, ma quant’è piccante? (soffocando) …è destino che tu mi tolga di mezzo sempre quando sto per mangiare…
As.: …se tu fossi meno stronzo…

Parma, 31 ottobre, 2 e 3 novembre 2004


3.
Qui da noi. (morte di un clandestino)

A meno che tu sia profugo
non fa tendenza sfracellarsi contro gli scogli
ma visto che lo sei, sicuramente nuotare sai.
A meno che tu sia musulmano nel tuo musulmano paese
la nostra legge non permette di avere due o più mogli:
qui, già una ti sembrerebbe avanzare troppe pretese…
a meno che tu sia gran sultano
-il petrolio sgorgante dalle tasche-
non sognarti neppure un accenno d’abbraccio
dal nostro civil democratico suol patrio,
a meno che le temperature elevate
inaridiscano la penisola, e come lì da te
avremo il deserto, allora sì saremo fratelli,
ma a meno che il futuro non sia ora
torna indietro o vi cannoniamo il gommone
torna indietro o vi cannoniamo la disperazione,
a meno che con te ci siano donne, bambini e kamikaze,
beh, allora tireremo la fune, e chissà chi vincerà.
A meno che tu sia del Capricorno e abbia trentatre anni,
ascolta un consiglio, non è il caso di farsi crocifiggere
per salvare l’umanità, che l’umanità ha ben altro a cui pensare,
non metterti a fare il martire proprio oggi, stasera gioca la Nazionale,
a meno che tu abbia la decenza di sacrificarti dopo il fischio finale
per distrarci dalla rabbia degli errori arbitrali con un fruscio di pietà,
per far provare agli abbonati in prima fila come un ricordo di bontà,
allora sì, manderemo in onda la tua tragedia shakerandola alla pubblicità,
allora sì, annegherai in diretta e l’audience vedrai se non salirà,
A meno che tu volessi controbattere al sistema e ai suoi scleri di modernità,
qui da noi, in tarda nottata, anche i morti possono esprimersi in libertà.


Parma, 5 e 6 novembre 2004

-

Un impegno concreto: più pietà per tutti. (morte di un poeta)

No guarda, proprio non sopporto quegli artisti, quei presunti artisti, che si fanno carico dei mali del mondo e si permettono di fare tanto gl’impegnati nel sociale, accusando non solo chi il potere lo fa, ma alla fine generalizzando e trasformando sia grandi che piccini, in un luogo comune di gente che se ne frega, e che pensa solo a mangiare e a dormire… ma li lasciassero in pace, li lasciassero evadere dai propri problemi quotidiani come meglio credono, sia pure distraendosi con una tv tutta colori, o esaltandosi per la propria squadra del cuore… ma cosa credono codesti benemeriti pensatori? Che la gente stia lì tutto il giorno come lui a leggere, e sputare sentenze ben formulate, perché tanto il tempo ce l’ha, permettendosi inoltre di sottolineare la propria travirgolettata - "superiorità" con una velenosa dose di cinismo? Che la provocazione fa tanto chic e intellettuale… la gente lavora, si stanca per davvero durante il giorno per guadagnarsi quei quattro soldi in croce, che certo non ha voglia di tormentarsi per ciò che comunque sia non gli è consentito risolvere… lui, il carismatico "giudice di pace", piuttosto dov’era nel momento del bisogno? Cioè, ho conosciuto ‘sto tipo tutto sante parole e altezzose pose, che mentre si metteva ben in mostra alle manifestazioni contro la guerra, allo stesso tempo si faceva fotografare stringendo mani piene di proiettili e prorompendo in grasse risate dal suono di mitragliatrice … ehi piuttosto, e la forma? E la musicalità? E la poesia? Dove le hai seppelite? Soffocate dalla morale, povera arte ridotta a diventare bieca propaganda… ad essere impliciti, simbolici, come appunto le favole sanno essere, si arriva molto più a fondo, a livello inconscio… lui no, voleva mostrarsi per forza adulto, ovvero violentemente socialmente utile… io ‘sto poetuncolo una sera l’ho incontrato per strada e venutomi addosso accompagnato da un meraviglioso sorriso, con fare affabile come se fossimo amici da una vita, solo perché eravamo stati invitati entrambi al debutto di uno spettacolo teatrale e c’eravamo casualmente seduti di fianco, tira una parola tira l’altra, inizia a parlarmi della situazione disagiata dei bambini del terzo mondo, quando un’anziana rom ci passa di fianco e fa per allungare la mano… e lui da una smorfia disgustata distorto, eseguendo un grazioso saltino all’indietro, cosa le risponde? "Ma andate a lavorare invece di rubare alla brava gente!", e ripiglia il discorso come se nulla fosse, sul disastro dell’aids, la mancanza di soldi per i vaccini, e bla bla bla… almeno fosse stato zitto… allora io non ho resistito, appena girato l’angolo, e trovatici in un vicolo deserto -a quanto pare non messo lì per caso-, di scatto mi volto e gli tiro un calcio tra le gambe, e lo pesto all’osso, urlandogli:
"Come ci si trova adesso a dover davvero strisciare per terra a implorare pietà?"
Non mi ha ancora risposto.

Parma, 7 novembre 2004


4.
Ricordi da un etereo inverno. (morte di una fotomodella)

Superato il trauma della morte
ho ancora lattei piedi troppo rigidi,
così gli occhi leccano fiori d’acacia
raccolti in un cucchiaio di caldo miele

Mai avuto paura della vita,
il mio viso così bello
da distanziare mani maniacali
e viscidi pensieri, e lingue eiaculanti

Spasimavano e tremavano di me
fuori e dentro, soprattutto dentro,
fuori bastava coprirsi un po’ di più
e non fare paragoni con altre stagioni

Talvolta deridevo lacrime e grida,
ragazzine dai capelli blu plastica
arrancavano anoressiche dietro la scia
poi mi vergognavo come una spia

Ora insieme pattiniamo sotto abeti
da cime piegate per sempre dal peso
di neve caduta per tre soli giorni,
neve dissoltasi fra le dita del tempo

Essermi rivista dopo tremila secoli
in un lago di ghiaccio come il mio grembo,
la mia espressione così finta,
i graffi sulle foto dei giornali

Ero io quella, quella dal passo perfetto
fresca di posa per un tiro di sigaretta
da intoccabile divinità fuga ad effetto,
caviglia piegata, tacco spezzato, ghiaccio sfondato.


Parma, dal 20 al 24 novembre 2004

Il lenzuolo

Passi di occhi sfregati nel fango
esigono lenzuola su cui adagiarsi,
riposare e ripulirsi da sogni neri
fatti a palpebre legate a estremità
d’un’antenna colante sorrisi troppo,
troppo perfetti per essere veri.
Troppo bello sarebbe svegliarsi
su libri di storia ancora da scriversi
ma con un nuovo diritto del cuore:
che possa battere allo stesso ritmo
del proprio vicino. Vicino
al fiume abbiamo strappato
vestiti a manichini ingrati,
ce li siamo avvinghiati al petto,
e nudi insieme, nell’acqua ora
balliamo fino all’ultimo respiro.
Balliamo e le zolle di terra saltano,
fiammeggiano, e salpano dai nostri polsi
globuli rossi a distribuirsi in cielo;
finirà per piovere vin santo,
l’ebbrezza ci consolerà dal peso
siderale di questa stellare gioia.
Gioia mi dai, mia dolce troia,
perché hai pulsanti labbra stasera
per avvolgermi come baco da seta
sospeso al di sopra del mare di parole,
interpretazioni di parole e vortici,
ma la muta belva è a trasmettere
amore, e lo definisco amore
il cuore di un bimbo nato prematuro,
cuore immenso che dal torace fuoriesce
e vuole esplodere, ed esploderà
in ogni direzione, e tutti i bimbi,
tutta la prematura umanità salverà,
l’umanità che a mani vuote, alzate,
stenderà sottovento il lenzuolo bianco
sfiorante ogni angolo riempito di bianco
dallo spazio espanso a perdersi nel bianco
di un sonno profondo intravisto dall’alto.


Parma, 24 dicembre 2004
Ispirato in sottofondo, dall’ascolto
dell’album "ANIME SALVE"
di Fabrizio De Andrè

Villa Gropallo spalmata di sole

Datemi una chitarra, intorno ci disegnerò un parco
abitato da scoiattoli, rose, ulivi, palme, e custodi secolari.
A due giorni dall’autunno, nello sferico giardino m’inarco
e c’è chi gioca a palla sfruttando l’evasivo effetto che ha…
via i brutti pensieri, i mali umori, la micidiale diffidenza!

Il ragazzo sudamericano pizzica le corde, accompagnato
dall’amico canta suadenti pezzi di quella terra lontana…
ecco, questo mi distende, e per chi si lascia coinvolgere
è un meraviglioso farsi cullare su uno sfondo di mare
incorniciato da colli, ville, e rintocchi di campane.


Genova Nervi 19 settembre 2004

(il titolo è alla fine)

I.
Le illuminazioni notturne
aldifuori della grotta di Gesù bambino
quelle che ci sono nella mia mente
apprende e distende quando il fruscio della libertà
scardina i chiavistelli della prigionia urbana.
Giovani parole che possono attraversare il magma del sogno
o inversamente, strabordare nelle più volgari stupidità.
E chi fino a prima mi guardava e parlava, perché io taciturno,
dopo scopre la pazzia mia, e tace, gli occhi spalancati.
Solo io ora sono a poter toccare su questo foglio, la mia pazzia.

Domani quando mi sveglio sarò più lucido: più frigido.
Prima dei concerti: "Ti spacco il culo se non facciamo il soundcheck, ricordatelo!!!"
Prima legge dell’esperienza: mai parlare della propria inesperienza
al momento opportuno scagliargliela contro e fargliela pagare
questa pazzia mia questa mia pazzia.
Soffrittura di nevrosi: olio di ostaggio spremuto dallo schermo
e le patatine morbidesalate, affettate e piovute dalle tue cosce
fin giù, l’ennesimo amore mancato
Quel che sei stato
Pazziamiamiapazzia

II.
Prendi la roba e la butti via
in uno scatolone blu fosforo
il rosario fra le dita
per cinquanta volte lo stesso fiore diverso.
Acciuffi per i capelli la bambola nella scatola
e le ridi, fino a farla sciogliere.

Prendi la roba e la porti via
ospite del signor Viaggio e sua moglie Disincanto.
I parenti li hai superati senza nemmeno averli annusati
In un calice d’avorio ti specchi nel liquido sacrale
e saluti i tuoi peccati, fino a farli sciogliere.

Sistemi la roba e progetti una via
il futuro diventato più pericoloso dell’adesso
il pessimismo di fondo ha ingigantito l’ottimismo d’apparenza.
Il pessimismo onesto invece, compatisce ogni uomo lacerato
e lo ama, fino a lasciarsi sciogliere.

III.
Su un polpaccio una zanzara occhidolci.
Bea adora staccarle le ali mentre succhia
così dovrà star lì a succhiarselo tutto.
Mentre l’una si gonfia l’altra si sbianca
si prosciuga, si trasmette all’incatenata del sangue
Poppante dalle manette di pelle tendente.
Bea trangugiata dalla bestia diventante Bea
Una Bea perpetuata fra le specii

Come si può pregare un angelo senza ali?


Santa Voracità di Sensazioni Stranianti


Parma 25 giugno 2004

FragiLume

I.
Mica dò valore all’immagine del porto
gremito e in fremito per un aprile al termine
Appena smette di piovere ci si riversa alla festa
Fare in tempo a metter mano fra le pieghe del mercato
prima che piova ancora, l’ombrello è un oggetto impegnativo
Mica dò valore a niente, neppure qui mi sento più
L’entusiasmo del turista la seconda volta è già precipitato
Alla mostra quadri di santi autoflagellatisi e in estasi
votati a occludersi il sesso, convinti di farsi male
per un Dio che li avrebbe poi premiati
Santi simili a me e io li odio
Io non ho quel Dio
Io non mi premio
Io mi odio, fino a bastarmi

II.
Bocca piena e naso saturo di odori marini
e il vino nel cervello, il cervello decide, finge la partecipazione
Solitario, la gente solitaria piegata sulle panche
Prima di me genialità stagliate nell’aria
L’orrore del non volersi ripetere, l’immagine chiara
che qui non prende forma, come il crepuscolo.
Vorrei incontrarti casualmente in uno di questi vicoli
e abbracciarci senza il dovere di giustificare
le assenze scambiate in precedenza
Libero abbraccio, nuotandoci addosso
ma la tua libertà è indipendente da me
e non c’incontreremo.
Ringrazio l’anziano signore per avermi fatto recuperare
il cappello caduto; nessuno ruba niente se gli dai soddisfazione.
Un altro bicchiere perfavore, da offrire allo sconosciuto
che viene, inaspettato.


Genova, 30 aprile 2004

Fantasmalcolico


Un fantasma che dorme la notte
non è credibile: non sbatte le porte!
Lo puoi cogliere sveglio compresso
in una bottiglia di vino rosso, espresso
parla di sé liberamente e del resto,
ovvero il tempo, usato come pretesto
per riderne e trarne giovamento;
disinibito, lo ha vinto in un momento.
Se gioca ad esplodere con le parole, 
niente di male
e se non lo capisci, non c’è niente di male.
È che si rimane tappati nel proprio sogno, spesso
lasciato chiudere a spirale su se stesso,
un viscido buco che l’orizzonte ci nasconde,
un orizzonte disinvolto e dissolto fra le onde: luce a tinta unica, inglobante, trasparente,
spontaneo abbraccio di tenera amante.

" Cos’è stato a farci da lei separare?
Così smarriti, dall’eclissi presi di lato
costretti a vibrare di un panico malato
costruito nell’ombra che fa gelare"

Domanda strappata via a forza da Ebbrezza
Desiderio che tocca e ferisce Leggerezza
Senso di colpa, poi un’urlata Bestemmia: ciò vanifica…
Vita, fluisse per quel che è… magnifica!


Parma 25 aprile 2004
e 8 dicembre 2004

Quando l'opera va contromano gli occhi strabuzzano

Il pittore che dipinge se stesso nell’atto di dipingersi allo specchio che cadendo squarcia la tela e il pittore.
Il dubbioso regista che gira un film su un regista che ha in progetto il film, ma non lo inizia
E l’attrice impaziente che allora abbandona il set virtuale per proporsi a quello reale, seppure non abbia ancora capito che tanto non le sarà richiesto recitare.
Il cantante che sul palco del tributo dimentica le parole del cantautore, così distante che se anche lo sapesse, ugualmente se ne fotterebbe.
Lo scrittore che incasella inchiostro nelle pagine per narrare del poeta a secco di rime da far quadrare, che si giustifica dicendo: "Comodo metterci sempre di mezzo il mare" e dall’altra parte: "Sì, ma a noi sta bene. È talmente grande da non farci mai smettere di sognare".
Il politico che fa leggi per sé, che da sé, se l’impero è infetto fino all’osso dalla stupidità, alle prossime elezioni si eleggerà.
L’ubriaco che sforna idee mantenendo costante il suo livello di ebbrezza, ora che il vino è finito infatti non ha più molto tempo.
L’innamorato che non voluto si torce il viso e subisce crampi del cuore che genera nausee di vita non percepita;
E’ un amore disidratato, un blocco di sale che chiede di essere sciolto, e che sia pure fra le isteriche mani di fresche lacrime ancora bagne.
Il figlio che prova a farsi da genitore senza aver dalla madre il latte succhiato, che anche se fosse stato, sul ventre gliel’avrebbe vomitato.


Parma, 10-11 aprile 2004

Intermezzi (fra rinascite e partenze)

.Primo intermezzo
Esser precipitatosi addosso come slavina incontinente.
Aver percepito nello sguardo di lei una riserva mistica dalle potenzialità ineffabili.
Ma ora l’ha strangolato il complesso d’inferiorità, e ne gode con leggerezza e vive la propria vita.

.Secondo intermezzo
Si vennero incontro scalzi, per la città d’inverno e la gente scandalizzata giudicante.
Lui dal suo finto reame, lei dalle sue amiche puttane.
Il gelo del percorso, il calore dei quattro piedi che si fusero tra loro, quando lei salì sui suoi, e si baciarono.
Lumache i loro cuori striscianti.

.Terzo intermezzo
I fari delle lanterne dei porti d’Italia contemporaneamente si trovarono girati nella stessa posizione verso il mare che parve illuminato da sotto. L’evento unico corrispose alla bellezza della rarità con cui disse:
"Sto bene" a chi gli voleva bene, spontaneamente, sinceramente.
"Sto bene e non ti chiedo nulla, perché ti voglio bene".
Se l’andamento della vita dipendesse dall’atmosfera del giorno in cui si è nati, ad occhi chiusi avrebbe affermato:
"Un 2 aprile come questo sarebbe stato l’ideale, se almeno nell’ideale il mondo riuscisse ad essere privo di dolore".


Parma, 2 aprile 2004

No music No love

Sin dalla prima chitarra, a cinque anni, quante note
sei riuscito a levigare strusciando corde e sputando in flauti?
La musica dov’era?
Come far passare blocchi irregolari giù per l’orecchio
senza schiantarne la pazienza?
E dove le mielose mani spesso su te desiderate
calde e scioglievoli, per placarti la sera
e la pace nel sentirsi chiamare "Amore"
non temendo di contraccambiare?

Immagini interiori stoppate e mai una prima volta
non ce la si può fare(sottopelle riflussi di mare)
Solo un lieve giro sotto il sole solitario
Solo il sole per te, respirandolo ogni istante.

Esorcizza il tumore lasciandoti andare
-ciò che accomuna chi sa amare e suonare-
sembra invece tu trattenga ghiaccio esplodente
come quella gonfia nube gorgheggiante
sull’Appennino, limpido nel tuo orizzonte
se solo non tenessi le palpebre socchiuse.
Imparare a imporsi per non soccombere.
Imporsi di non soccombere per imparare.
O tu o loro, che di nessuno si sa la benevolenza.


Parma, 11 febbraio 2004

Aperture a strappo


Leccatori d’inconscio
tuffatisi in strati linfatici
fino a non sentirsi più partecipi
dell’inclinato paesaggio urbano.
Eccoli che raccolgono sul foglio
impurità sgorganti come da piercing infetti;
perversioni da tutti taciute.
Cinque gatti di cui uno strabico
cantano serenate di sesso
non consumato,
provocato eppur sterilizzato
sottilmente tenuto legato;
ruvide corde d’ipocrisia
a formare una rete chiamata timidezza

Vorrei testimoniasse il folletto
lui che su di se li sente
i nostri abbracci mai dati
ma se ne resta muto e piegato
nella selvaggia zona nera onirica
"Dai, almeno dimmi, da dove vieni? Quando sei nato?"
"Dai tuoi occhi, in quel tempo che da bimbo sei stato toccato"
Segni sulla pelle, vi prego, sorridete!

Scrivi che ti passa
la voglia di parlare
"Mi passa la voglia di parlare"
Ora che l’ho scritto
posso tornare a falsare la pulsione
e invece di dire che di te potrei innamorarmi
dirò solo: "Beh sì, ogni tanto ti ho pensata…"


Parma(con ombre di Genova) 15-17 gennaio 2004

(introduzione a) Donna Kamikaze (delle Velvet Queen)


Tutto ciò che senti
è aldilà della tua contingenza.

Tutto ciò che vuoi
non ti riguarda
ti supera senza compiacerti.

Non c’è condanna
a cui si possa ricorrere
per punirti e crederci migliori.

Non c’è salvezza
Non c’è redenzione.

Friggeranno i rimasugli di pelle
nell’asfalto craterizzato
mentre gl’infarcitori di cervelli
se la canteranno di gusto.

E da qualche parte il folle abbaio
del cucciolo sdentato dallo scontro.


Parma 7 gennaio 2004

Pacmoon


Sai di caramella al miele
Nevicano fiocchi di passione
solo nel sogno, nel bisogno
di sognare e lasciarsi sfiorare
Pori otturati dall’ipocrita luce

Fuori dall’intima parete
fisiologia pretende di colmare sete
e posso anche esporti le mie carte
mentre in cielo Luna mangia Marte
Guarda: Luna mangia Marte
Dimentica: Luna mangia Marte

Un dente alla volta per favore
Carie Carie Carie
Cominciare dal molare, proseguire col morale
Stasera i capelli sono vene
Prospetto un’acconciatura originale

Nell’incubo cavi mi stritolano
dalle narici fili di rame colano
Il suono m’attraversa da parte a parte
mentre in cielo Luna mangia Marte
Ascolta: Luna mangia Marte
Ingoia: Luna mangia Marte


Parma 8 e 10-11 ottobre 2003



Autunnale Sole Italiano


Morso stretto
Piede piccolo
Lingua abrasiva
L’occhio cavato di quel gatto grigio
l’identificazione di me con precisione
Come blackout la visione del mio non-futuro
Musicale emozione in stato di privazione
Il tuo fianco e le tue lentiggini
conficcati nel legno della mia croce
Il blackout m’ha svegliato giusto in tempo
per farmi accorgere che era già passato
ma a che ora s’inizia ad invecchiare?

Anti-civilizated terrorism
free spirit (in everyone)
Notizie non lette e nemmeno scritte
Non raccontarmi di te
prima il dovere, poi il dolore
Blackout è una canzone che ho rivalutato ieri
La prima volta spesso ti coglie impreparato
Se non creiamo con ansia
non siamo tranquilli
La modalità Random funziona dopo averla scelta
Sai che bello sarà da ora cercare di evitarti
a morso stretto


Parma 28(29) settembre 2003

Anche di notte i pomodori sono rossi

"Adulti o bambini si nasce, non si diventa."
-Cesare Pavese.

Da grande voglio esser grande,
ma ora che ancora grande non sono
ho solo paura.
Mi dispongo per andarmene
ad abitare non più con i miei
(se avessi detto "a viver da me"
sarei già a buon punto)…
non so da dove cominciare
ora che ho smesso qualsiasi scuola
senza che mi sia rimasto niente
non ho un futuro da eseguire.
Se mi rapisse un angelo mi lascerei trasportare.

Prima il buio, poi il caldo, e il doversi svegliare,
sperare in un abbraccio che trasmetta energia positiva
e allo stesso tempo distaccarsi da chi ti ammaliava.
Ci sarà mai una città che diventerà la mia puttana?
Scrivo di me perché di ciò che non so,
io non so parlare.

Se provo a fare il primo passo nel costruire un legame
il cuore sulle nuvole delle mie favole si mette a levitare
mentre alla testa l’onore di sfracellarsi contro l’asfalto del reale.
Quasi irritante il primo ascolto d’intime canzoni
suscitanti in me sia l’idea di una diversità forzata
che di sconcerto benaugurante, provocato dal non capire la bellezza
che se c’è, la decodifico e assorbo sempre con ammorbante lentezza.

Io sono l’immobilità fatta carne
e l’agitazione che di me avverti è tremore,
per rabbia, per terrore, o al freddo è la reazione.
Il medico diagnostica: "Nervi scorticati dall’esistenza"
Sull’uscio mi apostrofa: "Farsi rapire è l’unico modo che ha
per salvarsi"

Tornato a casa mi specchio: "Dormire è l’unico modo che ho
per non gridare"




Parma 19 e 20 agosto 2003

Tutto ciò che non comincia


Voler scrollarsi l’innamoramento di dosso
perché non contraccambiato e segregato dentro un fosso
ma ogni notte, tutte le notti, continuarla a sognare
Il problema preposto ai problemi da affrontare
è la propria personalità, è questa mia spirale
Logica della forma: micidiale
-
Tutto ciò che non comincia
È una fine annunciata
Tutto ciò che non comincia
È il tuo sorriso frainteso a mio favore
Tutto ciò che non comincia
Non comincia, non comincia
-
Ci sarà giustizia per ognuno
quando ci si dividerà alla pari con ciascuno
quando perciò non avremo sentimenti per nessuno
Possedere sugli zigomi un viso dalla massa reietto
fa avvicinare l’occhio allo specchio: bulbo sferico e perfetto
fino a che riaffiora il sogno in segreto maledetto

Tutto ciò che non comincia
È una fine annunciata
Tutto ciò che non comincia
Paranoia liquida nell’aria
Tutto ciò che non comincia
Non comincia, non comincia

Domandami pure come sto
Domandami che speranze ho
Se la risposta è sincera non comincia
e mi vien voglia solo di fumare
perdendo la visione dell’ideale
Tutto ciò che non comincia
Non comincia, non comincia


Parma 13 e 14 luglio 2003

Sacralità censurate

Graziosa forma
il tuo esplicabile capezzolo
strofinante contro grossi granuli di vetro.
L’incontrollabile sete di violenza
verso il proprio giovane corpo
ci fa avvicinare piuttosto con prudenza.
Telescopicamente mi vedo nuotare
fra i carnosi scogli
affondanti nella paludosa tua corolla
impreziosita di durezze cristalline.
Di scatto s’impetta in alto
il tuo respiro aspirato
e con il lenzuolo ti medichi
tralasciando di strapparne un pizzo
anche per i miei occhi lacrimanti
ficcatisi nel bagliore azzurro
tutt’attorno bruciante.

Dolcissimo sarebbe se ancora
nuda e disinibita leccassi
la mia barba incolta
mentre la mia mano impugnante
l’ultimo tagliente pezzo di specchio
t’inciderebbe prima i fianchi
e poi giù lungo le gambe
che sincrone al movimento
lente si piegherebbero, cremosamente frementi,
estinguendosi nella calda pozza
giacente ai tuoi bianchi piedi.
Eppure è stato interrotto il rito
per rispondere al richiamo della vita,
tentante di promesse soffiate in un istante.
Guardalo ora il cielo risucchiarsi il mito
per cui l’eternità si conquista
perdendo sangue.

Parma dal 31/12/02 al 2/01/03
e 7/12/2004

Impressioni di un diavolo prolisso


Sventrare una mandria di nutrie
dev’essere impresa mai impressasi
all’interno di alcuna fronte perversa!
Ma ormai l’immagine è presa e incastrarla
in questi versi costretti ha l’infernale ardore
di brodosi litri estratti come petrolio
da cuori frodati a creature incuranti
dei propri frutti e ornamenti floreali migliori.
Perciò preferisco scordarmi della pretenziosa
fretta avuta nel voler freddare la mia carne
in tremante candore, e ora incapronitomi,
testardo squarcio con la mia cornificazione
le membra di chi rifiuta penetrare
le grinzose labbra premute contro
il corpo di Cristo: pretesto per prostrarsi
con palpebre ostruite ad altari porcizzati
da prelati frescosamente profumanti sperma,
disperso in fragili madri private di prole
e drenate da ogni propria vitale affermazione.
Tra drappi di suore rabbiose si rifugiano
imploranti comprensione, ma lor’offrono
frementi solo sfregi di frusta purificante.
Chi avrà ancor il coraggio di recalcitrare
il portone serrato sulla libertà, quand’ecco
già fuori imprevedibile ricomparire il terrore?
Tornate dentro, povere prede pregnanti sprezzo,
e pregate pur voi dirimpetto l’ostensorio
per ottenere come premio di cotanta esasperante
sofferenza, la sospirata gloria per l’eternità!
Il Denaro gronda dalla croce e sicuro v’esaudirà…
il suo brillio risplendente cerca di confortarvi,
ricordandovi con disarmanti ragioni che lui
non è certo risorto, ma forse perché esser stato nutrito
e desiderato da ogni parte l’ha reso così tremendamente forte
che solo lui si permette di urlare alle religioni sparse
come amarene sulla sferica torta terrestre
di non essere mai morto.
E l’incrostata imbarcazione umana finchè esisterà
attraccherà sempre nel suo ben adornato porto.

(da un certo punto ispirato a film "Magdalene" di Peter Mullan)

Parma 15 ottobre 2002

SMS (Sovrastanti Minuti Sognanti)

Annotando
stanotte la
rotante luna
nebbiata, in alto
nitro note
nuotanti nel suo
latte alonato
che intonano
nette un:
" ‘notte Naty
‘notte!" ed è
nettare di loto


ispirato dal suono del nome Natalia
Parma 20 settembre 2002

Fognatura by night

Sono il ratto nell’anfratto
inzeppato dall’erba radicata sulla sponda.
La pupilla scintillante coglie il treno
senza freno, oltrepassare il ponte
sospeso sul torrente
e riconoscendoti nell’ultimo vagone
a te chiedo, caro il mio moscone:
"Chi è? Un dimenticato comunista
quello che viaggia in prima classe?"
Fra il mio grigio pelo unto e malaticcio
si nasconde l’elisir di vita eterna
ma non t’è permesso toccarmi
sporco bipede schiumato!
Io mi lavo nella merda
che tu progressista, in tutta la tua freschezza
produci e sprechi con noncuranza e ridicola baldanza!
Giovane artista di strada
non calciare il mio occhio iniettato di sangue
così conciato dal tuo mondo fritto-plastico…
anche tu da lui sei messo ormai al lastrico!
Qui non sono per mordere il tuo piede
ma pur da te, cerco solo lo scarto estremo:
le tue frasi sputate sul cemento
sono il mio idilliaco nutrimento.


Parma, 1 settembre 2002

Granelli di nebbia

Il sole caldo avrebbe dovuto risplendere sul suo viso, ma a ogni passo la testa ciondolava reclinata verso sé stesso.
Non era lì la bellezza che tanto ambiva.
Il suo corpo era freddo e l’umidità intorno a lui, si condensava, rivestendolo di un’aura grigia, pesante e irrespirabile.
Una cappa esclusiva senza più metafore; solo lui stagliato fra i granelli di nebbia evaporati dal lungo inverno ristagnato nella sua intimità,
ma così impalpabili da renderlo uguale agli altri: ecco il suo inferno.


(Parma 29/06/2002)

Nevicherà ad agosto


Quattro violette schiacciate dal vento,
Il cielo mattutino più nero mai visto.
Il giorno dopo alla stessa ora
Una limpidezza surreale, l’esatto contrario
E pensandoci mi stupivo, cioè ero spaventato.

I raggi ultravioletti violentavano la mia pelle.
"Non ci sono più le mezze stagioni"
Lo lascio dire a chi ignora la possibilità
Di una nuova glaciazione,
O a me quando non mi va di discutere.

Non devo scrivere lettere
Devo solo consegnarle.
La mia famiglia è più felice.




Parma, 25 agosto 2002

Bambino cattivo


Se tu ora fossi qui ti farei morire
sotto i miei pelvici colpi affondati di netto
e dall’alto del mio inarcamento
immolerei i tuoi occhi molli di lacrime godute
sull’altare autocelebrativo della mia ripicca
pensando distaccato
a quanto poco ti è servito sapere chi sono
giudicandomi per i miei atti aldifuori
mentre ora che m’impongo nel tuo dentro
sai solo sospirare…

Ma sarei ancor’io a perdere: il bimbo che di me
conosci, esaurita la sua ludica energia,
con scioglievole naturalezza
sotto la linea crepuscolare delle tue mammelle
tremando s’addormenterebbe…
Mentre…
nella tua espressione un semplice sorriso,
fra i miei capelli le tue carezze…


Parma 20 aprile 2002

Coincidenze astrali

Ora a un tratto, ti rapisce la vibrante voglia,
ma non preparato al fatto, il mio pene pende,
così la tua morbida bocca con enfasi lo prende,
e schioccando voluttuosamente la lingua, la cappella spoglia.
In un fiotto la carne si gonfia, la pelle si tende,
provando la mia resistenza… precipito come foglia
solcando fra i tuoi seni la sudata valle; siamo pastasfoglia
fumante che tra sbuffi si ritrae e si distende.
Consumandoci oltrepassiamo la dionisiaca soglia,
sovraggiungendo miracolati alla parallela gioia!
Invasa dal mio bianco getto, la grondante figa splende,
simile a cometa pulsante che dalla Via Lattea scende.


Parma, 16-17 aprile 2002

Trilogia berlinese

(sotto l’influsso musicale dei tre albums berlinesi di David Bowie)

Low


È come poter scrivere parole
condivisibili da tutti
ma non è bastato l’antico crollo
della Torre di Babele…
Recidivi e demoniaci
Multipli e gemelli
Cascate di monete dall’altezza di 400 metri…
Non è arte quando il sangue è ancora vivo
non è giustizia se tutto è predestinato…
Ci vorrebbe solo musica strumentale
e cerco di astenermi dal fare la morale

Figuriamoci se ho pazienza
per imparare l’inglese
neppure ora che siamo in fase di conversione
ma pur sempre di denaro si tratta…
Discrimino chi mi lascia a terra
con un cuore da gestire…
lascio perdere chi mi assomiglia
o chi mi segue da vicino…
si soffre di meno e me ne frego.


(Parma 5/01/2002)



"Heroes"



Il ritmo incalza su questo cielo freddo
ma mai quanto le mie fottute mani…
eppure sudano, eppure cercano di farsi valere
nel premere le corde della chitarra
nascosta dietro al letto…
Affetto mondi inesistenti
persistente è il mio non trovare niente
Non ridere quando sono così…
Illusioni di scrittura poetica
con flussi di coscienza…
Complessi di inferiorità
creati da sottofondi stupefacenti
purificati e disintossicati.

Se io sarò il re, chi sarà la regina?

Non ho mai sperimentato abbastanza
ho paura anche del mio giudizio
o forse è solo quello.

Dove sono i miei sottomarini fluttuanti
in oceani di fantasia colorata di blu?
Coralli incrostati su rocce nere
Visi angelici come fossili
che sorridono e dolcificano il mare.

Nuovo spazio silenzioso da ingoiare
invasioni come macchie d’olio
espanse nel mio organismo…
Non voglio il cervello
Strappami i nervi
Toglimi la percezione materiale

Disperazione imminente
Voglio scrivere una canzone
E che tutto sia facile…
Ogni accordo al posto giusto
al tempo giusto
col sentimento giusto
Sto uscendo fuori dal pentagramma…

Come un razzo sparato verso Marte
e vogliono vedere se c’è vita…
C’è bisogno di disfattisti
e creatori di cose belle…
I pianeti hanno senso nella loro inutilità
come un quadro che è lì per essere guardato…
Qualcuno ha considerato i microbi residenti
sul labbro della Gioconda?

Io dall’altra parte del muro
vestito d’oro e porcellana
e voi sporchi maiali ammucchiati
l’uno sopra l’altro
in un’immensa orgia infernale:
accoppiatevi a più non posso
e godete fino all’osso!
Ecco la società perfetta
a ognuno la sua priorità…
Quanto ho da scoprire,
ma voglio morire prima dei quaranta…
Dio mi svelerà i segreti
e verrò per sempre cacciato dall’Eden.


(Parma 5/01/2002)


Lodger


Cercando di togliermi di dosso
questa pelle scottata da un sentimento improvviso
mi metto in viaggio accompagnato
da contorsioni stellari
Un movimento sinusoidale che mi stacchi
i processi vitali… ho paura del calore
Alla mia età non ci si dovrebbe preoccupare
Con gli occhi seguo le linee delle piastrelle
e le protraggo oltre il balcone
nell’aria…
Ogni pensiero ben formulato
è un buon pretesto per fuggire dalla realtà…
Non sono disposto ad arrivare a sera
nel mio letto tormentandomi per te…
perché so di rimanere solo

Chissà cosa c’è di buono
oltre questo foglio
senza alcuna idea proficua

Così, così, così
non mi piace questo odore di fermo
Desidero una parola decrepita
come lo scricchiolio secco
della legna che brucia…

Voglio ballare davanti al camino
con questa canzone… i’m a Dj
E muovo i fili dei falliti…
il miglior popolo esistente

Trovarsi nudi in mezzo a un’autostrada
e raccogliere tutti gli animaletti schiacciati
dalla velocità di chi sa dove andare…
Ogni azione importante va compiuta
manovrando un oggetto fallico
lo sanno bene i terroristi
così come gli autisti
e come tutti gli amanti della vita
ma di quella vita grassa e sudata
maschera di morte

Ci sono mondi felici da conoscere
Ci sono bei visi da accarezzare
e per cui lottare
Ci sono innocenti da conservare
Ci sono bambini a cui parlare
Ci sono elettrodomestici da spegnere
Mi sento in grado di sperare?
M’accontento di queste melodie orientali
loro sanno cosa fare…
E le persone si dividono in chi si adegua
e in chi fugge perdendosi e ranicchiandosi…
Chiudo gli occhi… spengo tutto

Incoerentemente vigile
ricordandomi di mattinate tremanti
Schiuma d’amore nelle vene


(Parma 7/01/2002)

Effetti collaterali di un periodo da definire

Ti apro il cranio a morsi
e affondo le mie mani
nel tuo impasto cerebrale…
Che piacere sentire sulla pelle
gli spruzzi grigio-viscidi
del tuo niente malleabile!
La mia bocca perde latte
al sol pensiero parossistico
di codesta azione da fornaio
spacca-mente e crea-pagnotte
lievitate nei tuoi femminei sogni erotici
di una fallace tarda notte.

Soffuso fumo, lento, caldo,
non sale, cova all’interno,
denso denso tra le tue orecchie pendule
e i rossi occhi diamantati di passione…
reclini il capo infiammato verso il cuore…
quattro larve col mio volto
divorano il lacerato bordo...
finché ne hai,
finché ne dai.


Parma 13 novembre 2001
6 dicembre 2005

San Gennaro


Ogni autunno le giornate s’accorciano
e sembra sempre una novità…
ma è appunto sorprendente valutare
come il movimento si ripeta costantemente…
come il miracolo del sangue di San Gennaro
che anche oggi s’è liquefatto…

Te ne sei accorta?
Ci siam lasciati per poi riprenderci,
ti ho persa per trovare me stesso…
ma in fondo non siamo mai stati insieme
ed è questa l’unica ragione…
si avanza per tentativi…

Bisogna essere ciechi
per negare l’esistenza del destino:
il sole che nasce e che muore…
secoli civilizzati da sistemi di violenza
adibiti per soddisfare la stessa sete di potenza…
Il fluire dei miei crolli psicologici
sensibili alle fasi lunari…
basati sui vuoti d’infanzia…
legati a mancanze d’amore…
riversati in tempeste silenti…
Ogni stato di passaggio sfiora il nulla
prima di risalire verso una conferma.
Riempiresti le mie paure con il tuo calore?

Come si fa a non capire che il caso non ha ordine
e che quindi non sussiste?
Riesci a seguire le linee della mia confusione?
Guarda come mi masturbo con le apparenze…
quando recito la serietà,
quando fingo di scherzare
coinvolgendoti in qualcosa
che non m’appartiene…
lasciandoti nell’inconsapevolezza
del reale…

Le tue lacrime dovrebbero dissuadermi
commuovermi
e lasciarmi andare…
infatti me ne vado
già attratto da altro…
da nuove sfumature sconosciute…
da nuove ipotetiche braccia
di cui non possa fare a meno
e che m’incatenino…
allo stesso modo del ciclo universale
in cui distrattamente vivo…
come te…
come gli altri…


(Parma 19 e 20/09/2001)

Tratti di notte


A tratti lo scopo è quello di non scoprirsi,
neanche per quello che non si è:
Si è assenti da sé:
A tratti tutto il resto
diventa indigesto,
Pesante,
Presente.

A tratti dormo…

A tratti la notte disintegra il mondo:
Non c’è spazio per i fatti
Non c’è spazio per la vita
Non c’è spazio per i tuoi tratti somatici,
ma sei nel sogno
in cui siamo attratti vicendevolmente…
Non c’è più spazio



Parma 10 e 11 settembre 2001
6 dicembre 2005

Eterea


Mi è sconosciuta la tua immagine
E tu dici di
Non riuscire più a trovarti
Nello specchio, così
Eterea
È il nome che invento per te.
Già… tu rinasci nel mio amore!
Lo sentirai bruciare
Sulla tua pelle
In un solo fremito ascendente
Sino a eternizzarsi sul tuo capo
In un’aureola di fuoco,
Forgiata dal mio mistico tocco
Intinta nel mio sangue sedotto.

E non temere se ora
Il fascino evocato dal mistero
Si riempirà di volgare realtà
Quando la materia entrerà in gioco, poiché
È forse meglio provare a viversi
Che rischiare di finire soli
Sui propri cuori pentiti e persi.

Diano Marina(IM), 21-22 giugno 2001

L'assassino


L’illustre signore
Si voltò verso la cattedrale
E la spiegò nel particolare.
L’illustre signore
Gonfiava il petto
Inorgoglito dal suo insipido sapere.
L’illustre signore
Con estenuante freddezza
Aveva ucciso la bellezza.


(Parma 16/03/2001)

L'elemento di disturbo



L’elemento di disturbo
si sposta continuamente
e la sua indecisione
provoca se lo incontri
fino a farti perdere la pazienza
o più raramente gli concedi
la tua coscienza
e ti fai sedurre
dal movimento inevitabile,
indefinibile

Si corre il rischio
di eliminare il termine di rischio
ed è l’esperimento migliore
che si possa fare
per sperimentare al meglio
le parole diventandone padrone,
non credendo più a chi
con gli occhi dolci
seriamente te le offre
e allo stesso modo
misteriosamente
poi ti ferisce


Parma, 22 dicembre 2000

Io per te


Io dispongo il mio labirinto
A tuo beneficio.
Io sacrifico ciò che di me ti è dispiaciuto
Tralasciando il passato da me incompreso.
Io strappo via la maschera che mi sono ricucito
Per mostrarti quello che hai scartato.
Io invito l’orgoglio che non m’appartiene
A lasciarci finalmente stare.
Io creo la pausa ideale
Ammutolendo le voci più sottili:
Quelle che da dentro ci lacerano
Quelle che poi sempre ci dividono.
Io acconsento al cuore di aprirsi
Senza temere di ferirsi.
Io scardino la porta dell’ipocrisia
Io sciolgo ogni momento sbagliato
Io insisto per non credermi solo
Io per Te,
Affinché tutto ciò
Diventi vero.


Parma, 11 e 12 dicembre 2000

Indifferenti per comodità


Tanto, potrebbe anche non esser vero dirti che

Se adesso comparassi i fatti
Alle innumerevoli gocce solcanti
Quest’incolore pomeriggio d’ottobre,
Mi s’inumidirebbe il viso
Al contatto coi tuoi sgretolati resti.
Così m’appoggio al meglio
Su questa rossa sedia girevole,
Tornando a godere del bel libro
Che or ora riprendo
Fra le mie mani

- Ecco, sono ancora più fredde di come tu le ricordi!-


(Parma 12/10/2000)

Giuda


Più di una volta, dopo aver dato un bacio a qualcuno
Scherzando, tu mi hai chiesto:
"Perché a me non ne hai mai concesso uno?"
Allora t’avrei risposto:
"Se cominciassi, rischierei di non smettere più"
O tutto o niente;
Così come sempre.
Quanto vale una privazione voluta
Piuttosto che un dono dovuto.
E tu poi cosa hai saputo darmi?
Se ora dovessi baciarti
Sarebbe solo per tradirmi.

Parma 6/6/2000

Post-orgasmo (femminile)

Strascichi di sussulti asfissianti
E più niente oltre l’attesa…

Nell’intima luce tiepida della mia stanza
Posso ora addormentarmi placidamente
E al mattino la malinconia incombente
Sarà stata solo un’altra lacrima mancata

Le tue parole non riescono
A temprare la mia mente
Come tu spesso hai creduto,
Forse non le capisco
E per questo le rifiuto
Oppure nel frammentarmi
Mi hanno perforato
E come ogni penetrazione
Mi hanno inevitabilmente nociuto

Ma è così dolce
Nella lontananza con cui mi torturo
Sapere che quel foglio di carta
Cosparso d’inchiostro razionalizzato
È stato dalle tue mani
Leziosamente sfiorato

A quel tempo
Non mi concedesti
La tua carne ancora candida
Forse unico ingrediente
Di cui necessito veramente,
E adesso con puerile soddisfazione
Avendo compiuto la mia vendetta,
Spensierata e intorbidita
Guardo dal ciglio del mio letto
Sul pavimento la tua lettera
Che ho assassinato,
Annegandola
Nel mio umido piacere

(Parma 31/5 e 1/6/2000)

Idea di partenza


Si slancia contro l’azzurro
Forse è stato solo un sussurro
Oppure un rullo di tamburi
Che un po’ alla volta sgretola questi muri
Privi di colore
Cementati da parole
Si accumulano nel ricordo
Che è nel cervello come un fiordo:
Spezzato, freddo e senza sole.
Chi sarà il prossimo a decidere il mio umore?
Non sono così abile
A mantenere l’idea stabile
Inizialmente era quell’abete
Ma poi la voglia di fare rime ha colmato la mia sete.
A cosa serve dare un senso
Se tanto c’è, anche se non lo penso?



Parma 19 aprile 2000

Coda di lucertola


Chissà a cosa penso
Quando non ti penso,
Mi occupi così tanto
Ed ora sono stanco

Nel tentativo di dimenticare
Ho messo in ordine il mio passato,
Ossessivamente… con precisione,
Eppure non mi è bastato.
Non è bastato constatare
Che si è rapidi a cambiare,
Oltre a scoprire che tu, probabilmente,
Non sei poi così speciale…
Forse appena inusuale

È incredibile liberarsi dal proprio auto-inganno
Che solo ora, improvvisamente, da me si è distaccato.
Per guardare fuori, mi alzo senza affanno:
C’è una lucertola in mezzo al prato…
"Se pèrdono la coda lo sai che dono hanno?"
Non mi sono allontanato
Mi sono solo un po’ voltato

(Parma. dal 12 al 14/4/2000)

Neo


Per ogni neo
Di qualcosa sono reo;
Solo per esser nato
Mi sento alquanto condannato.
Nere primule
Malefiche stelle
Esuberi di cellule
In rilievo sulla pelle
Dissacrano la mia innocenza
Mai stata più di una parvenza.



(Parma. Prima metà di marzo 2000 )

Gestualità

È interessante come l’uomo
Per comunicare debba spesso
Accompagnare le parole
Con dei gesti particolari.

Mia madre, per esempio,
Sembra un vigile urbano
Che nel centro di una grande città
Dirige affannosamente il traffico
Composto da lunghe frasi inefficaci
E per giunta stressanti, simili
A rumorose file di vecchi
Camion privi di carico.

Talvolta i ragazzi ne fanno uso
Per accentuare certe loro conquiste
Convincendosi che con un tale
Esibizionismo è più facile
Acquistare simpatia e stima
Dai propri simili;
Spesso hanno ragione.

Con dei gesti
Può succedere di riuscire
A rivelare inavvertitamente
Emozioni e sentimenti
Tenuti nascosti,
Ma da ciò non possiamo
Trarne un giudizio
In quanto su certe cose
La nostra interpretazione esterna
Non può essere una certezza
Ma solo un’intuizione incompleta.
Forse è così per tutto.

Discorrendo sull’arte, ogni movimento
È molto più leggero ed elegante
Quasi come in un balletto di Cajkovskij,
E in un litigio più la mimica
È ampia, più si vuole ottenere
E imporre la propria ragione.
In Giappone la gestualità è un rituale
Mentre nei paesi nordici
La freddezza la fa da padrone.

Per salutare, la mano si apre
E si chiude, congiungendo
I momenti passati insieme
Alla speranza futura
Di poterne vivere ancora,
Ma se io non t’apprezzo
Non per questo devo
Per forza corrisponderti.

Hanno dimostrato che deriviamo dalla scimmia.
Ne sono più che mai convinto.

(Parma 18/12/1999)

Sottosopra

Quando entro in camera
Riesco a identificarmi
Negli oggetti che lascio sparsi,
E se nei miei occhi
Appare il tuo viso
Immagino anche la tua mente
Che liberamente cambio
Così come la voglio

Che rabbia ogni volta
Che dentro e fuori di me
Cerco qualcosa, ma inutilmente.
Allora m’abbatto
Sul letto disfatto
Che è dai miei nervi
Esageratamente tesi,
Avvolto.

Dovrei rimettere tutto
Sottosopra
Per ricominciare ancora,
Ma quest’idea presto m’abbandona.
Potrei raddrizzare
I miei pensieri
Ricordi com’ero triste ieri?
Forse rischierei di diventare
Terribilmente banale,
E allora sottosopra
Ridendo, m’illudo
Di non fare più del male.

Se vi sento giudicare
Senza aprirvi al diverso
Io da voi mi distacco
E non parlo
Se non con me stesso.
Mi farò conoscere
Solo da chi considero
In grado di volerlo fare,
Così comincio ad amare

E quando ho paura
Mi chiedo il perché
Ma è nella mia natura
Far credere che non ho bisogno di te.
È profondo il mio tormento
Chissà se potrà consolarmi
Il tuo innocuo lamento

Dovrei rimettere tutto
Sottosopra
Per ricominciare ancora,
Ma quest’idea presto m’abbandona.
Potrei raddrizzare
I miei pensieri
Ricordi com’ero triste ieri?
Con fiducia sconfiggerò
Le mie pene,
E sottosopra
Credo che in fondo
Non è poi così difficile
Poter stare bene.

(Parma dal 9 al 11/12/1999)

Cicatrici

Ancora la lama penetra
Nella mia carne tremante
E il respiro si fa ansimante

Il mio corpo ha tanti occhi
Senza pupille, piangenti
Rosse lacrime dense e dolci

Scivolate piano sulla pelle;
Sento il calore del dolore
Che m’accarezza e mi riempie

L’anima malata fuoriesce
Da questi varchi artificiali
E si stacca con tutti i suoi mali

Ma la lingua vi richiama
E attraversando la gola assetata
Insieme tornate e in me vi ricongiungete

Spirito insanguinato di sbagli
Ho bisogno di nuovi tagli
Nuove ed ingenue sofferenze carnali
Per coprire quelle, immense, spirituali

Quant’è forte l’odioso rimorso
Però, ascoltando le mie cicatrici!
Urlano il disprezzo di me
E di te che, distaccato, leggi

" Povere menti suggellate
Da placide e sterili illusioni!"

Parma 30/08/1999

Demone

Un’ombra nera nella notte
Si aggira fra le mie angosce
E un incubo oscuro
Diventa paurosa realtà

Iridi infuocate
Detraggono luce dalle mie pupille
E artigli affilati
Marchiano con dolore la mia carne

Spasmodiche grida
Di vergini fanciulle
Sacrificate al tuo altare
Assordano il mio spirito,
E calici ricolmi
Di sangue innocente
Vengono bevuti dai tuoi seguaci,
Brindando alla mia morte

Più avverto sofferenza
E più sento in me la tua presenza,
Più provo agonia
E più intravedo un infernale profezia:
Il mio corpo verrà straziato
La mia anima bruciata
E il mio nome maledetto

Ma dal profondo del mio volere
Sento crescere una forza
Che sta per distruggere il tuo potere

Un’eterna pulsazione
Risorta dal mio cuore
Non farà di te il trionfatore,
Perché se tu sei solo odio
In me c’è ancora amore.

(Parma 11 e 12/1/1999)

Specchio della mente

Sono imprigionato
In una stanza immensamente vuota
Dove pareti incastonate da specchi
Riflettono il mio ritratto

Improvvisamente
Una violenta luce bianca
Sbatte contro le mie palpebre
E una brezza leggera
Accarezza la mia pelle

Poi, da lontano
Vedo avvicinarsi un’ombra sconosciuta
Che correndomi intorno
Forma dei cerchi sempre più stretti

Cerco di capire chi sia
Ma non ci riesco

Finalmente si ferma;
Il suo essere sembra
Talmente felice e innocente
Da non farmi pensare
Nulla di male

Come d’incanto
Comincia a parlarmi,
Sorridendo,
Ma io non capisco

Poi, in un solo istante
La sua espressione svanisce,
Il suo sguardo è gelido
Nulla traspare dal suo volto.

Tutto tace.
Ora so chi sei.

Piccole lacrime
Scivolano via dal mio viso
E cado in ginocchio dinanzi a te.

Con timore
Mi volto per guardare
Lo specchio più vicino,
Ed ho la conferma
Di essere solo

Tu continui a fissarmi
E la tua mano si muove verso di me;
Ma un urlo disperato invade tutta la stanza,
Gli specchi si frantumano in infiniti cristalli
Che galleggiano nell’aria;
La tua immagine si scioglie
Dinanzi al mio dolore.

Eri solo una visione
Riflessa dalla mia mente,
Visto che nella realtà
Purtroppo,
Tu non esisti più.

(Parma 24/12/1998)

Leggo te

Voglio prenderti le mani
Per sentire le pulsazioni del tuo cuore,
Entrare nei tuoi occhi
Per scrutare le profondità dell’anima,
Assorbire la fragranza della tua pelle
Per farmi avvolgere dall’essenza del tuo spirito,
Bere il tuo sangue
Per assaporare i peccati che contiene,
Ascoltare la tua voce
Per capire la ragione della sua melodia

L’uomo è come un libro:
La copertina è il corpo,
Le pagine vuote sono l’anima,
Le parole sono le esperienze e i sentimenti,
Gli occhi per leggere sono i sensi.
Finchè è aperto tutti possono comprenderlo
Ma quando sarà chiuso si potrà solo ricordarlo.

(Parma 7/10/1998)