Ventidue Agosto Duemilaundici


In quello spazio tra l'amore
e ciò che lo nega
sono spalmato
come foschia, abuso d'impotenza
nel cielo combusto. L'orizzonte,
chilometri e chilometri di pornografia.
Ci fossero alberi - denti contro
cui raschiare l'incendio
capovolto.



Parma, 22 Agosto 2011

Capirai


Capirai, è tutto un gran zoccoleggiare.
Pensavi mi salvassi? Sai, sono il primo
a darsi, circuitando le prestazioni, svilite,
svitate. Il piacere se viene è un attimo
e la strada per il sospirato annullamento
deviata, allora si continua a coltivare
la mancanza, quella di un cuore da accudire,
portarlo fuori a fare i bisogni. Fuori.
Dentro il brodo rimasto a bollire.

Capirai, il crollo del capitalismo
arriva tardi, eravamo già nati
rovinati, i segni palesi, l'esistenza
dell'altro solo un altro modo
per stringere la propria, a forza
di richieste dai pori slabbrati, le asimmetriche
voglie a offendere l'unico senso
buono del gesto, a fendere il niente
che gronda dalle bottiglie, dai polsi.

Capirai, il rifiuto, frutto della marcescenza
da vendere al più fragile offerente, ferito.
Ciò che viene poi (verso spezzato)
è autocensura, perlopiù.



Parma, 8 e 14-15 Agosto 2011

Lettera al mare



Amor di poesia
"Vai con chi vuoi"
te lo dirò mai
assunto l'assurdo che mi sei
e le pietre che ti hanno lapidato
il cuore a far di esso pietra.
"Vai con chi ti vuole"
a nutrir di sconcezze sublimi
il mito della Storia,
la sua staccata monotonia estesa
e le onde che ne fan Memoria
come fotografie che creano un profilo
e ragioni di fede ai marinai:
un porto che sia, in fondo vale l'altro.
E pur potrà accadere
scorgere tra le acque una bottiglia,
in sè la mia pelle -capitata,
capitolante, capitolo chiuso-,
messaggio per vascelli fantasma:
"Amnesie maestose,
con le vostre fiocine
asportatemi la faccia,
vessillo fossile
all'amor di poesia"



Parma, 4 Agosto 2011

Fullscreen loser


Di cosa sai ombra proiettata
ai margini della notte? notte rivoltata
fra rare notifiche e stati di non connessione,
parole sbucciate, ritratti
in videocompilation, appesi agli stipiti
occhi bianchi, cieca astinenza,
crolli immutati, secolari
cortecce incise senza dita.
La volontà castrata
ben rappresentata dall'autolesionismo
consolidato fino a esser residenza,
osceno come squarci di risate
a massacrar le stelle
cadenti nei dimenticatoi
a senso unico, dopo l'ennesimo sogno,
il primo, dove ti rincorro nei corridoi
deserti di una biblioteca infinita,
torrida, ai limiti del rogo,
e ancora lì scrutarci dagli spazi
sotto le pagine sfogliate
mentre la pelle traspira pudore
che se non è amore fossero ettolitri
versati nelle bocche ingorde
per frantumazioni inenarrabili, crepe orride della terra,
non più risvegli col muschio sulle palpebre
e un roteare di canzoni d'addio dichiarato
utili ad alimentare il mordersi la lingua,
le labbra, che non percorrono dal fondo
il tuo sterno su, per puntellamenti precisi
all'ossessione -sesso e ossa-, all'altra
fossa depositarsi, posarsi
per l'ultimo breve, lentissimo tragitto:
la gola fino al mento. Non mento:
non so, non ti so.



Parma, 3 Agosto 2011