In memoria d'Italia

Beata sia la fine che brucia
quella carogna di donna ancor
da farsi: già svenduto ha il fior
dei sfinteri e la pulita faccia.

Beata sia la fine che brucia
risvegli intronati dall'odor
vinoso fra lenzuola d'amor
arruffato fatto carta straccia.

Seppie rimaste per il litorale
ad assalir le sue stanche vene
smaniando magre di rigenerare

ossa consunte da cellule piene
-macere d'ogni intruglio letale-
di tristi vite felici in catene.


Parma, 31 Dicembre 2010

compilation "Beata sia la fine che brucia(il 2010)":

L'abbandono

ho le lacrime agli occhi
e mi dispiace lasciarti
ma
ho le lacrime agli occhi
fisse
che non scendono
vetro insicuro
nebbia balbettante
scure sulla nuca.


13 Dicembre 2010

Ricettario di futili pensieri

Non pensare agli uomini
pensa a me,
pensami qualche volta
le altre cercami.
Pensa che il male è destinato a estinguersi
e all'infinita varietà di proiettili inesplosi.
Pensa ai tramonti su altri pianeti
e ai dopoguerra dei loro abitanti.
Pensa a quel cantante che prima di sparare
pensa e agli ammazzati perchè hanno cantato.
Pensa a ciò che accadrebbe se lo facessimo
davvero mentre le torte si fanno da sè.
Pensa un po' quello che vuoi
tanto non ci sei e penso a te
soprattutto perchè non ci sei
e penso a quello che penserai di me.


Parma, 18 Ottobre 2010.

Icaro all'Inferno


Come trasfigurano i visi
quando ci s'invola!
Tanto niente è esistito
che questa felicità,
finchè la cera dura

Quanto è duro
il rientro dall'ingenuità
per scoprire che il bello lasciato
ti lascia al risucchio dell'imperdono,
parete infernale di colati cuori



Roma-Parma, 16(18) Ottobre 2010

La marea nera

Ci allontaniamo dalla barca
piena di noi
per vederci annegare
in un giorno speciale.
Son venuti a dirci
"Anche oggi i cancelli restano chiusi"
che non attraverseremo più
per lavorare di fantasia:
i nostri corpi e qualche segreto.
Se è vero che non sapevi
dei miei movimenti in periferia,
mi hai seguito lo stesso
mi hai sollevato, ti ho seguita!
poi in mezzo a tutto, il chiodo.
I pesci ci sputeranno quando
il sapore li avrà convinti
che indigesta è la sfiducia,
che della nostra pelle valeva
farne vela, prendere il largo,
aspettare il tramonto a sedarci
con la brezza nei sospiri.


Parma, 12 Ottobre 2010.

Ognuno parli per sé

Quel che rimane dell'amore
è laido fluido: le iridi aride
di speranze che lacrime percorrono
come riflesso di fotografia -
non più esistenza,
ricordo nell'incubo reale.

Ed essere capaci di insorgere
da sotto il vento sempre più violento
col rosso delle foglie nelle mani,
e mani e fogli tornino a scoparsi!
Già lo sapevi l'amore nuovo...
ti chiama dalla strada, le piazze,
palazzi un giorno innocenti.


Parma, 11 Ottobre 2010

suggestionato dal primo verso de
La mareggiata del'66
dei Non voglio che Clara.

I notturbini

Netturbini presi male
fan saltare cassoni
coi sogni in essi riversi.
Nessuna unità antiterrorismo.


Parma, 20 Settembre 2010

Coda

Dir di te senza nominarti
è starti vicino senza parteciparti
delle mie arditezze (non per proteggerti
ma protegger me da cosa?),
arditezze di sogno che nel sogno
si consumano, ti esplodono.
Ed è tutto un circumnavigarti a vele
stracciate, un toccarti e toccar le mie mani
sudate, fissar le tue molli movenze
e negare di aver'occhi. Occhi bruciati.
E so l'insensatezza del cane rabbioso
vorticante sul proprio tormento,
e schiuma e latra e non ha memoria,
sì una sua dignità che niente rinfaccia.


Parma, 15 Giugno 2010.

Sotto coperta

"Così preziosa
ti coglierei solo
per strapparti dall'abisso"
le direbbe soffiando
bocca sopra conchiglia
un po' più che bonaccia
ma tra il volere e il dire
strati di cera incrostata
e non uno stoppino
così penna la corsara
è a disancorare quello che
avrebbe detto puntando
il segno costellato
nell'albore primaverile
senza timoni di traverso


Parma, 24-25 Marzo 2010

Decreto

Rétina offuscata, giorni lontani,
indicibile il mio modo di sentirti.
Straccio un pezzo di stoffa
sulle corde degli strazi.
Pizzicata arpa apre la notte,
alle unghie ti disincarna.
-Come puoi essermi intensa
se di fronte ti vive una bugia?-
Il sonno della ragione genera speranze
da cui zero scampi - dannazione!
l'aria si fa simmetria
eccessiva.
Mi decreto il diritto d'infrangere
l'incrocio di un semaforo rosso
perchè rosso è il suo colore,
rosso! Rischio e passo.


Parma, 13 Marzo 2010.

Reading

"Questi nervi strangolano l'anima.
Primordiale desiderio represso.
Vuoto d'impotenza che divora."

Versi come d'adolescenza chiusa
nell'egocentrografia esistenziale,
a ciclici fiotti la penna sfiatano.

Mai Dante sarebbe scivolato
in tali sabbie per esprimere
la grandezza del suo conflitto,

e io vanitoso stupido fiero
delle castigate emozioni: scimmiette
da far piroettare al circo di paese.

Quante liriche senza coraggio,
smusicate, spade da passeggio...
a chi diavolo vuoi che scavino?

Ridicola merda, tacila quindi
e onora Pavese, che al termine
del suo emistichio, a freddo, si spezzò.



Parma, 24 Febbraio (e 17 Aprile) 2010

Anello

Apertamente chiuso
chiedo perdite
come vittorie implicite
di cui cuore gode il conto

e non trovarti contro
l'infinito di me spiegato
rigurgito, prolisso spasmo
serratamente aperto

che è così tanto
violento assalto
da annegare legati
negandosi a fondo


postuma(na)mente a Y.

Parma, 1 Giugno 2009 (e 30 Gennaio 2010)

Rosagra del deserto

agli exmigrati di Rosarno

Agrumi strappati dal petto
aperto al sole dicembrino
che se scalda è per inerzia,
come le nostre mani dolenti:
nel fango del sonno nostalgia
serrano staccano spremono.
Gocce acide dagli occhi al risveglio
rubato. Poco a parte è rimasto:

terra fredda nel petto aperto,
terra nostra ma non nostra.
Sudore che dalle cosce piove
a rinnovare il rito di fertilità
come dono natalizio a voi
portato. A voi frutta, guadagno
e il sentire di pensarsi migliori:
più che uomini, meno di Dio, Voi.

Un Dio mutilato alla fine dei sei
giorni. Il settimo ancora presenti
a farvi da fanti cavalli giullari
e giù di bastoni di spade di picche!
Il fuoco di chi ha alzato la testa,
dopo tutto, contro l'avida regina
che della luce solo il nero conosce:
steso lutto sulla vostra povertà.

Disprezzato negro e rinnegato
quando da padre-schiavo si fa
figlio-ribelle; natura che affiora.
Stravolta natura, l'ombra che scende
a ingoiarsi l'agnello; ogni volta
degl'innocenti la fuga, la strage.
Forse destino, sicuro tiranno;
e deserto. Una rosa di vergogna.



Parma, 14 e 15 Gennaio 2010.