FragiLume

I.
Mica dò valore all’immagine del porto
gremito e in fremito per un aprile al termine
Appena smette di piovere ci si riversa alla festa
Fare in tempo a metter mano fra le pieghe del mercato
prima che piova ancora, l’ombrello è un oggetto impegnativo
Mica dò valore a niente, neppure qui mi sento più
L’entusiasmo del turista la seconda volta è già precipitato
Alla mostra quadri di santi autoflagellatisi e in estasi
votati a occludersi il sesso, convinti di farsi male
per un Dio che li avrebbe poi premiati
Santi simili a me e io li odio
Io non ho quel Dio
Io non mi premio
Io mi odio, fino a bastarmi

II.
Bocca piena e naso saturo di odori marini
e il vino nel cervello, il cervello decide, finge la partecipazione
Solitario, la gente solitaria piegata sulle panche
Prima di me genialità stagliate nell’aria
L’orrore del non volersi ripetere, l’immagine chiara
che qui non prende forma, come il crepuscolo.
Vorrei incontrarti casualmente in uno di questi vicoli
e abbracciarci senza il dovere di giustificare
le assenze scambiate in precedenza
Libero abbraccio, nuotandoci addosso
ma la tua libertà è indipendente da me
e non c’incontreremo.
Ringrazio l’anziano signore per avermi fatto recuperare
il cappello caduto; nessuno ruba niente se gli dai soddisfazione.
Un altro bicchiere perfavore, da offrire allo sconosciuto
che viene, inaspettato.


Genova, 30 aprile 2004

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