dai "Delitti senza castigo"

1.
Il miracolo del coltello volante. (morte di una cantante)

Ancora sospesa la lama che fulminea ti divaricò la gola.
Su se stessa veloce vortica, specchiandosi nella pozza viola
da te sgorgata, ammaliante sirena; d’un tratto s’è spenta
la tua voce: come ai raffreddati la pungente menta,
ci spalancava i polmoni, i sensi… l’audace primavera…
la stagione in cui hai oltrepassato la frontiera.
Li sento gli angeli ammutolire, perché ora ci sei tu
con le tue melodie a lenire le rinnovate ferite di Gesù.

Finalmente puoi cantare solo perchè ne hai voglia
mentre prima sottomessa al loro gretto tornaconto
eri costretta sulla scena per profittare dell’acquisita gloria
e il loro unico complimento, era la promessa di un acconto.
A via di giostrarti, ti han portata all’odio, anche verso chi ti ha amata:
la gente, tua madre, lui e la sua passione che non più ti morde.
Dalla follia ormai convinta di esser stata da tutti usata,
li hai privati allora della tua vibrante vita, strappandoti le corde.

Noceto 16 ottobre 2004
Parma 20 e 21 ottobre 2004


2.
Un regalo inaspettato. (morte di un adulatore)



Quando il suo cuore nell’orecchio mi ha sibilato
delicato e preciso come un soffiatore di Murano
l’ho preso fra le dita e rivolto molto piano…
quei riflessi colorati che splendean da ogni lato…

Imbarazzata, indecisa, fino a fare un passo indietro
che sui piedi m’è cascato, ma stupore, rimase intatto!
Prese a ridersela di gusto, il bastardo, da parer matto,
guardandomi attonita fra me ripetere: "Non è vetro, non è di vetro…"

Inautentico amore: come fiore di carta che profumo
non emana, come carne in scatola di facile consumo,
come preghiera fatta per proclamarsi la coscienza pulita,
come una presa in giro, io che di lui m’ero invaghita

La sua meschina trovata gli rimbombava nel petto, sterile;
e con la rabbia di chi si è svegliata dall’inganno, agile
ho raccolto da terra il dono per trasformarlo nella mia festa
quando scagliandolo con forza, certo non si ruppe, ma la sua bella testa?


Parma, dal 23 al 31 ottobre 2004

-

Io che di te m’ero invaghita. (morte di un sogno)

Adulatore(Alessio): Oggi, terzo anniversario del mio decesso, io da te vengo e ti saluto!
Assassina(Noemi): …c…c… ciao… co… cosa fai qui? Pensavo non ci saremmo più rivisti… almeno, non così a breve…
Ad.: Ma sì… ho approfittato di questa giornata in cui tu senza dubbio mi avrai pensato, per tornare, perché lì dove ora abito non c’è da mangiare, e sai, m’è venuta voglia di un bel piatto di pasta asciutta…
As.: Allora non sei venuto a vendicarti?
Ad.: Ma no, figurati… tutto quello che ti chiedo è un buon piatto di pasta… quando mi hai ucciso non mi hai fatto nemmeno iniziare quei saporiti tortelli fumanti che m’aspettavano… certo, qui ho lasciato qualche affetto e degli affarucci che avevo tra le mani… ma che te lo dico a fare? Del resto le ragioni per cui mi hai spaccato la testa le saprai meglio tu…
As.: Cosa? Hai proprio una bella faccia tosta… sapevi che io di te… non ne potevo più… ho perso il controllo…
Ad.: (cerca di abbracciarla, ma lei s’allontana) Tranquilla, tranquilla… non pretendere che ti ringrazi… ma guarda che dove sto, si sta da Dio… per fortuna il mio cuore è riuscito a costruirsi il suo paradiso, ovvero il mio, e a parte qualche piacere di cui ogni tanto sento la mancanza…
As.: Fermati un attimo… vorresti dirmi che il paradiso non è fatto di nuvole, angeli, canti celestiali e tutte quelle cose che da sempre i preti ci hanno detto? E l’inferno… appunto, tu non dovresti essere all’inferno? Cioè, non è che ti ci voglia mandare io che del mio già ce ne ho messo… ma tu hai tradito, hai giocato coi sentimenti degli altri… cazzo, i tuoi peccati li hai commessi, non è possibile che Dio te l’abbia fatta passare così liscia…
Ad.: Dio? Inferno? Non parlare a vanvera di cose che non puoi sapere… voglio dire, è possibile che sia anche come ci hanno insegnato ma solo per chi poi ci ha creduto veramente… e in quel tipo d’inferno fatto di fiamme e diavoli con tanto di forconi che t’infilzano come salsicce… a proposito, comincia a metter su l’acqua, che ho alcune faccende da sbrigare… ti stavo spiegando che in quell’inferno ci va chi prima di morire si è sentito in dovere di essere punito per qualcosa di brutto che non è riuscito a dimenticare, per senso di colpa si è autocondannato…
As.: Mi stai confondendo… vorresti dirmi che ognuno si fa giustizia per conto proprio? Ma questo lo trovo terribilmente ingiusto… cioè, a me sta bene, anche perchè non posso sicuramente ritenermi una santarellina… però… uff, spiega un po’… dai, ti preparo una carbonara, un’arrabbiata, o preferisci una pasta col tonno? Anzi, visto che siamo in tema, vada per due pennette alla diavola…
Ad.: Va bene, fai un po’ quello che preferisci… comunque non è che si tratti proprio di farsi giustizia da sé, è solo una questione di immaginazione… cioè, un induista in base al suo credo non potrà che reincarnarsi in un altro induista, per poi così potersi reincarnare ancora; per un ateo che non crede a niente non esisterà niente; un possibilista una volta morto continuerà a vivere come se non fosse morto, finchè arrivato a una certa età stanco di girare intorno a chissà com’è o come non’è, e quindi vinto dalla paura, comincerà a costruirsi un’aldilà in cui credere , e allora morrà per la seconda volta, definitivamente… non c’è affatto da sottovalutare la potenzialità della mente umana… è un po’ come spedirsi verso il proprio sogno più intenso fatto in vita…
As.: Wow… mmh, io vorrei andare a vivere in un mondo sottomarino con una costante musica soave in sottofondo e… anzi no, la musica dev’essere quella che desidero in quel momento… poi dev’essere abitato da sirene… e perché no, qualche bel sirenetto fustacchione non ci starebbe male… scusa, ma tu come hai fatto a tornare indietro?
Ad.: Forse perché sono entrato in un tuo sogno? Ah ah ah… e se vuoi visto che ci siamo(con occhietto ammiccante)…
As.: Stai zitto… ecco perchè è già pronto in tavola senza che io abbia mosso un dito… mi pareva strano…
Ad.: Ah però non ti basta volere il posto che hai immaginato, devi anche crederci… che è un po’ più difficile… io ho idealizzato il mio Dio sulle figure delle donne più belle desiderate in vita… e ora il loro corpo raccolto in uno solo, mutante in base a chi mi gira per la testa, è diventato il mio regno dei cieli, e come un microbo passeggio e le esploro in lungo e in largo… non ingelosirti, talvolta soggiorno anche su di te(sogghignando )… ouh, ma quant’è piccante? (soffocando) …è destino che tu mi tolga di mezzo sempre quando sto per mangiare…
As.: …se tu fossi meno stronzo…

Parma, 31 ottobre, 2 e 3 novembre 2004


3.
Qui da noi. (morte di un clandestino)

A meno che tu sia profugo
non fa tendenza sfracellarsi contro gli scogli
ma visto che lo sei, sicuramente nuotare sai.
A meno che tu sia musulmano nel tuo musulmano paese
la nostra legge non permette di avere due o più mogli:
qui, già una ti sembrerebbe avanzare troppe pretese…
a meno che tu sia gran sultano
-il petrolio sgorgante dalle tasche-
non sognarti neppure un accenno d’abbraccio
dal nostro civil democratico suol patrio,
a meno che le temperature elevate
inaridiscano la penisola, e come lì da te
avremo il deserto, allora sì saremo fratelli,
ma a meno che il futuro non sia ora
torna indietro o vi cannoniamo il gommone
torna indietro o vi cannoniamo la disperazione,
a meno che con te ci siano donne, bambini e kamikaze,
beh, allora tireremo la fune, e chissà chi vincerà.
A meno che tu sia del Capricorno e abbia trentatre anni,
ascolta un consiglio, non è il caso di farsi crocifiggere
per salvare l’umanità, che l’umanità ha ben altro a cui pensare,
non metterti a fare il martire proprio oggi, stasera gioca la Nazionale,
a meno che tu abbia la decenza di sacrificarti dopo il fischio finale
per distrarci dalla rabbia degli errori arbitrali con un fruscio di pietà,
per far provare agli abbonati in prima fila come un ricordo di bontà,
allora sì, manderemo in onda la tua tragedia shakerandola alla pubblicità,
allora sì, annegherai in diretta e l’audience vedrai se non salirà,
A meno che tu volessi controbattere al sistema e ai suoi scleri di modernità,
qui da noi, in tarda nottata, anche i morti possono esprimersi in libertà.


Parma, 5 e 6 novembre 2004

-

Un impegno concreto: più pietà per tutti. (morte di un poeta)

No guarda, proprio non sopporto quegli artisti, quei presunti artisti, che si fanno carico dei mali del mondo e si permettono di fare tanto gl’impegnati nel sociale, accusando non solo chi il potere lo fa, ma alla fine generalizzando e trasformando sia grandi che piccini, in un luogo comune di gente che se ne frega, e che pensa solo a mangiare e a dormire… ma li lasciassero in pace, li lasciassero evadere dai propri problemi quotidiani come meglio credono, sia pure distraendosi con una tv tutta colori, o esaltandosi per la propria squadra del cuore… ma cosa credono codesti benemeriti pensatori? Che la gente stia lì tutto il giorno come lui a leggere, e sputare sentenze ben formulate, perché tanto il tempo ce l’ha, permettendosi inoltre di sottolineare la propria travirgolettata - "superiorità" con una velenosa dose di cinismo? Che la provocazione fa tanto chic e intellettuale… la gente lavora, si stanca per davvero durante il giorno per guadagnarsi quei quattro soldi in croce, che certo non ha voglia di tormentarsi per ciò che comunque sia non gli è consentito risolvere… lui, il carismatico "giudice di pace", piuttosto dov’era nel momento del bisogno? Cioè, ho conosciuto ‘sto tipo tutto sante parole e altezzose pose, che mentre si metteva ben in mostra alle manifestazioni contro la guerra, allo stesso tempo si faceva fotografare stringendo mani piene di proiettili e prorompendo in grasse risate dal suono di mitragliatrice … ehi piuttosto, e la forma? E la musicalità? E la poesia? Dove le hai seppelite? Soffocate dalla morale, povera arte ridotta a diventare bieca propaganda… ad essere impliciti, simbolici, come appunto le favole sanno essere, si arriva molto più a fondo, a livello inconscio… lui no, voleva mostrarsi per forza adulto, ovvero violentemente socialmente utile… io ‘sto poetuncolo una sera l’ho incontrato per strada e venutomi addosso accompagnato da un meraviglioso sorriso, con fare affabile come se fossimo amici da una vita, solo perché eravamo stati invitati entrambi al debutto di uno spettacolo teatrale e c’eravamo casualmente seduti di fianco, tira una parola tira l’altra, inizia a parlarmi della situazione disagiata dei bambini del terzo mondo, quando un’anziana rom ci passa di fianco e fa per allungare la mano… e lui da una smorfia disgustata distorto, eseguendo un grazioso saltino all’indietro, cosa le risponde? "Ma andate a lavorare invece di rubare alla brava gente!", e ripiglia il discorso come se nulla fosse, sul disastro dell’aids, la mancanza di soldi per i vaccini, e bla bla bla… almeno fosse stato zitto… allora io non ho resistito, appena girato l’angolo, e trovatici in un vicolo deserto -a quanto pare non messo lì per caso-, di scatto mi volto e gli tiro un calcio tra le gambe, e lo pesto all’osso, urlandogli:
"Come ci si trova adesso a dover davvero strisciare per terra a implorare pietà?"
Non mi ha ancora risposto.

Parma, 7 novembre 2004


4.
Ricordi da un etereo inverno. (morte di una fotomodella)

Superato il trauma della morte
ho ancora lattei piedi troppo rigidi,
così gli occhi leccano fiori d’acacia
raccolti in un cucchiaio di caldo miele

Mai avuto paura della vita,
il mio viso così bello
da distanziare mani maniacali
e viscidi pensieri, e lingue eiaculanti

Spasimavano e tremavano di me
fuori e dentro, soprattutto dentro,
fuori bastava coprirsi un po’ di più
e non fare paragoni con altre stagioni

Talvolta deridevo lacrime e grida,
ragazzine dai capelli blu plastica
arrancavano anoressiche dietro la scia
poi mi vergognavo come una spia

Ora insieme pattiniamo sotto abeti
da cime piegate per sempre dal peso
di neve caduta per tre soli giorni,
neve dissoltasi fra le dita del tempo

Essermi rivista dopo tremila secoli
in un lago di ghiaccio come il mio grembo,
la mia espressione così finta,
i graffi sulle foto dei giornali

Ero io quella, quella dal passo perfetto
fresca di posa per un tiro di sigaretta
da intoccabile divinità fuga ad effetto,
caviglia piegata, tacco spezzato, ghiaccio sfondato.


Parma, dal 20 al 24 novembre 2004

Nessun commento: