Ancora la lama penetra
Nella mia carne tremante
E il respiro si fa ansimante
Il mio corpo ha tanti occhi
Senza pupille, piangenti
Rosse lacrime dense e dolci
Scivolate piano sulla pelle;
Sento il calore del dolore
Che m’accarezza e mi riempie
L’anima malata fuoriesce
Da questi varchi artificiali
E si stacca con tutti i suoi mali
Ma la lingua vi richiama
E attraversando la gola assetata
Insieme tornate e in me vi ricongiungete
Spirito insanguinato di sbagli
Ho bisogno di nuovi tagli
Nuove ed ingenue sofferenze carnali
Per coprire quelle, immense, spirituali
Quant’è forte l’odioso rimorso
Però, ascoltando le mie cicatrici!
Urlano il disprezzo di me
E di te che, distaccato, leggi
" Povere menti suggellate
Da placide e sterili illusioni!"
Parma 30/08/1999
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