Anche di notte i pomodori sono rossi

"Adulti o bambini si nasce, non si diventa."
-Cesare Pavese.

Da grande voglio esser grande,
ma ora che ancora grande non sono
ho solo paura.
Mi dispongo per andarmene
ad abitare non più con i miei
(se avessi detto "a viver da me"
sarei già a buon punto)…
non so da dove cominciare
ora che ho smesso qualsiasi scuola
senza che mi sia rimasto niente
non ho un futuro da eseguire.
Se mi rapisse un angelo mi lascerei trasportare.

Prima il buio, poi il caldo, e il doversi svegliare,
sperare in un abbraccio che trasmetta energia positiva
e allo stesso tempo distaccarsi da chi ti ammaliava.
Ci sarà mai una città che diventerà la mia puttana?
Scrivo di me perché di ciò che non so,
io non so parlare.

Se provo a fare il primo passo nel costruire un legame
il cuore sulle nuvole delle mie favole si mette a levitare
mentre alla testa l’onore di sfracellarsi contro l’asfalto del reale.
Quasi irritante il primo ascolto d’intime canzoni
suscitanti in me sia l’idea di una diversità forzata
che di sconcerto benaugurante, provocato dal non capire la bellezza
che se c’è, la decodifico e assorbo sempre con ammorbante lentezza.

Io sono l’immobilità fatta carne
e l’agitazione che di me avverti è tremore,
per rabbia, per terrore, o al freddo è la reazione.
Il medico diagnostica: "Nervi scorticati dall’esistenza"
Sull’uscio mi apostrofa: "Farsi rapire è l’unico modo che ha
per salvarsi"

Tornato a casa mi specchio: "Dormire è l’unico modo che ho
per non gridare"




Parma 19 e 20 agosto 2003

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