Presupposizioni

Lo so che hai un debole per me, per le mie ossa.

Lo so di essere fin troppo - o troppo poco, non so - ambiguo, per essere affascinante.

Lo so che l'umorismo arriva non ragionandoci troppo su, il saggio lo sa;
ormai è tardi: devio verso il buio pesto.

Lo so che le guerre sono inevitabili finchè si coltivano confini: vermi da difendere che si sdoppiano all'infinito.
Lo spirito di patria è un pretesto, un altro, per godere di facce semiaperte come cozze e il loro frutto spappolato.
Lo dovresti sapere che non esistono nè confini nè patrie, semmai popoli, culture, differenze tra individui.

Lo so che ci sono occasioni poco recepite come fonti di pieno silenzio,
invece mi prende la voglia di lasciar partire gomiti sui musi.

Lo so cos'è che non fa abbaiare i cani in città di notte nonostante la luna;
solo dall'altra stanza gemiti, come se fosse ancora ovvio che tutto si debba adempiere in natura.

Lo so cos'è che mi allontana: nervi aggrumati come meduse avvinghiate su una croce di sterile acciaio. Croce che dalle viscere succhia piombo fuso.
Tocca: scariche di veleno elettrico.

Non saprò comunque chi sei.
Intrecci morbidi fra le nostre mani bastano a rendermi dipendente.


Parma, 25 giugno 2007

Nessun commento: