Colpi di afa

Passi di elefante sul tetto rovente scombussolano la concentrazione del sonno.
Non riesce bene a mettere a fuoco le immagini dietro le palpebre, sente solo suoni
frastagliati come cocci di voci sensuali che chiamano oppure spaventate spaventano.
Passi di elefante scendono nella stanza e il loro ritmo tenta ancora di andare a scavare nel passato quello che non riesce a catturare nel presente; l'odore di marcio fermerà in tempo.

Passi di lucertola contro muri rossi di un supermercato surgelato e il passaggio di quella sinuosa sudata vitella più volte osservata - con il pensiero che più volte ne ha morso la nuca, le cosce -
lo ha fissato - che attendesse un muggito di saluto? -;
tra gli scaffali s'è trasformata in merce anche la rigida posa nel fingere di essere al di sopra dell'atmosfera, quando invece è chiaro: lo sbalzo di temperatura è dovuto all'incontrollato sconcerto di chi brucia dentro ogni principio di iniziativa - la mancata incornata al manto rosso passione.

Passi di farfalla erano quei post-it staccati così in fretta in confronto a questi altri passi d'elefante - tutta rugosa memoria, niente rapida conquista - pestanti le mani.

La concisione seppur confusa, determina,
invece le risatine disinvolte gettate lì tra una sconnessione e l'altra
sono inevitabile spazzatura che ritorna e lo sommerge,
a mala pena respira,
a mala pena si trattiene dal non passare gl'istanti a rinfacciare tradimenti.


Parma, 17 luglio 2007

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