T'invoco
Leggerezza a tenermi sulle ali
e vedere il
paesaggio con occhio pulito
e portare fuori
dalla bocca acqua fresca
ininterrotta.
Leggerezza, tienmi lontano
dalle scorie
ossidate intorno al cuore,
fammi riconoscere,
fammi sentire amato
oppure no, ma per
quel che sono, intero.
Leggerezza,
gettami nella mischia
una volta uccisa
la paura del giudizio
subìto e poi
conficcato nelle carni altrui,
che debbo render
conto a me stesso
di quel che
faccio, senza le mie stesse
mani a stringermi
la gola. Leggerezza,
ti scrivo con le
lacrime perché ancora
non so dire
abbastanza e ho ancora troppe
penne, e la rabbia
mi consuma ed è ansia
angosciosa e il
passato è un cassetto pieno
di cianfrusaglie
che piombano la casa,
atmosfera stantia.
Leggerezza, non è
questione d'esser
brillante e spiritoso,
a volte mi capita,
ma di sopravvivenza,
di braccia che si
muovono, di respiri
aperti, di sangue
che fluisce, d'esser vero
come animale e
coraggioso come l'amore.
Parma, 3-4
febbraio 2019
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