Avessi perso il dono della parola?


Avessi perso il dono della parola?
O la condanna, della parola straziante.
Avessi perso il dono della comprensione?
O la condanna, della comprensione del vento.
Dalla gola al mento un soffio, nessuna voce,
una croce. Infisso nello stallo guaisco
e prendono peso i respiri, graffianti
nell'amore carnale, nel calore che ti dono,
nella richiesta di non farti trascinare
dalle mie implosioni. Immobile
stacco e spacco immagini alla nascita,
non scendono a salvare alcun popolo,
nessun me stesso... letargizzato
ti chiedo ancora amore, ti chiedo ancora,
tu movimento concreto di bellezza,
che ancora il mio sbocciare si fa timido,
che ancora abbiamo da buttare via
gli spasimi e insieme atterrare su un palco
immenso, inscenare il coito,
la rivoluzione dei cuori.


Parma, 10 aprile 2019

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