Sotto pelle


Coltivo la malinconia
contro la tristezza
di certi giorni felici,
contro l'ovvietá da branco
affamato di costrizioni
e le bugie che ci si racconta
pur di mostrarsi con le labbra
all'insù, i pollici clickabili,
senza uno straccio di occhi
dionisizzati nel sangue. Ricada
sulle teste, sui sessi annoiati dall'Europa
la surrealtá bianca, incandescente
dei miei gesti scoordinati, salvi
innanzitutto me stesso, prolifichino
gli accordi grattati e sintetizzatori
che aprano la schiena, la musica
che si fa luce sotto pelle, piccoli
villaggi incantati dove la parola
è polline e tutti sanno quello
che devono sapere, nessun
consiglio ha alcun senso
e la surrealtá salvi me stesso.
Corpo stesso tatuaggio sul mio corpo.
Coltivo i miei campi minati
fumandomi le mani,
raccolgo frutti dalla faccia
di vizi capitali, li gusto uno
ad uno e prego la Dea Follia
di liberarmi dal giudizio universale,
ma ancor più dal giudizio di me,
il mio giudizio su voi, esplodere
come pelle sudata daĺl'estrema fatica.
Sparare a bruciapelo sulla prima crocerossina.


Parma, 17 Marzo 2018

Nessun commento: