Ventisei Aprile Duemiladiciotto


Mattino al cimitero
a cantarmi che "giace qui
la mia imbecillità", a cercare
una connessione, una linea di pace
che mi sieda muto e costante,
a perdonare se non mi è stato
installato il sentimento
dell'entusiasmo, ma tanti
altri modi di darmi e nevrosi.
Allora tra gli avelli e le ombre
saluto il mio angelo solitario
e la Primavera che mi fa molesto
dorma un poco, eppure invoco
il fuoco, la sua forza distruttrice
a voler che mi bruci la casa
con tutte le cose e sporcizie
accumulate, esattamente
come nel cuore e nella mente.
E se arriva la violenza esterna
a sfasciare il sacco lasciato
sulla strada, ben venga,
ben vengano le scosse
a smuovere il residuo,
la vita che ammuffisce,
il pianto che non esce,
la liberazione del giorno dopo.


Parma, 26 Aprile 2018

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