Notturno

Vorrei leggessi senza capire.
Senza illuderti di scovare il tesoro
in fondo alla ferita, che oggi
i santi hanno smesso di valere;
nemmeno più volano le aureole
delle lucciole tra i melograni
e le mani delle rosse contadine

Ma noi, immobili, a cosa serviamo?
Io con le strane soavi sensazioni
di morte che riesco a intrappolare
nel sommesso, poi risorto spavento
di riflesso, dopo aver vagato
a lungo, sotto assedio, attraverso
il gemito delle neonate foglie

Tu ti lasci appena sorridere
per un attimo dentro l'occhiata
lanciata furtiva già bastata
a riempire di quiete la tempesta
dei giorni d'abbandoni a venire.
Le tenebre fischiano; a tempo
flessuosi, si muovono i lampioni


Parma, 31 Marzo 2009


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